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Non puoi risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.
Albert Einstein


Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio.
Lev Tolstoj


Lei è all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là.
Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.
A cosa serve l'UTOPIA?
Serve proprio a questo: a camminare.
Eduardo Galeano


domenica 19 maggio 2019

IL “REGOLAMENTO SUI BENI COMUNI”: UNA STRAORDINARIA OPPORTUNITÀ PER MIGLIORARE LA PROPRIA COMUNITÀ.



AGGIORNATO IL 26 AGOSTO 2021

Il “Regolamento sui Beni Comuni”, che qualsiasi Comune italiano può adottare, è un formidabile strumento di partecipazione dei Cittadini alla vita collettiva che si concretizza attraverso la stipula di un “Patto di collaborazione” con l’Amministrazione Comunale per “la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni urbani”, siano essi pubblici o privati di uso pubblico, materiali o immateriali.

Attualmente sono più di 250 i Comuni italiani che hanno adottato questo strumento, sia grandi, come Milano, Siena o Bologna (che è stata la prima nel maggio 2014) che più piccoli come Lanciano, che lo ha fatto nel dicembre 2018, ottavo Comune in Abruzzo.

I patti di collaborazione possono riguardare sia piccoli interventi che gestioni più complesse ed attualmente ne sono in vigore MIGLIAIA in tutta Italia, di cui quasi un quarto del totale nella sola capofila Bologna, coinvolgendo più di 800mila persone.

Tutto questo virtuoso fenomeno in continua espansione è stato reso possibile dall’incrocio di due circostanze fondamentali:

1.       La legge di revisione costituzionale che nel 2001 ha introdotto nella Costituzione il principio di sussidiarietà orizzontale: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (art.118 ultimo comma);

2.       La costituzione nel 2008 dell’associazione “LABSUS- Laboratorio per la Sussidiarietà” che, attraverso il suo ispiratore e fondatore Prof. Gregorio Arena, già professore ordinario di Diritto Amministrativo presso l’Università di Trento, ha avuto la geniale intuizione di come mettere in pratica questo nuovo rivoluzionario principio che rischiava di restare solo sulla carta, sfruttando l’autonomia regolamentare dei Comuni garantita dalla Costituzione.
[per tutti gli approfondimenti su LABSUS cliccare su https://www.labsus.org/ ]

Ecco il formidabile senso di questa nuova possibilità, come leggiamo sul sito di LABSUS:
La nuova norma, riconoscendo che i cittadini sono in grado di attivarsi autonomamente nell’interesse generale e disponendo che le istituzioni debbano sostenerne gli sforzi in tal senso, conferma appunto sia che le persone hanno delle capacità, sia che possono essere disposte ad utilizzare queste capacità per risolvere non solo i propri problemi individuali, ma anche quelli che riguardano la collettività.”

Quindi non solo una collaborazione alla pari, senza che alcuno prevarichi l’altro e senza che il cittadino sostituisca l’ente pubblico nelle sue funzioni, ma la grande affermazione che le Amministrazioni non devono semplicemente permettere, tollerare o non ostacolare queste azioni, ma devono favorire le attività dei Cittadini attivi in forma singola o associata. Questo è un passaggio decisivo che rende tutto molto più fattibile in quanto si prefigura come un obbligo di azione.

Prima della modifica costituzionale non era consentito alle persone comuni di occuparsi della cosa pubblica ed anzi, facendolo, rischiavano di incorrere in sanzioni amministrative o addirittura penali. Adesso tutto questo non solo è permesso, ma addirittura auspicato, sostenuto e regolamentato in modo da definire bene tutti i compiti e le responsabilità reciproche.

Come esempio di Regolamento sui Beni Comuni si può leggere QUI quello adottato dal Comune di Lanciano nel dicembre 2018, naturalmente ispirandosi a quello di Bologna che, ripetiamo, è stata la prima città ad adottarlo e quella, numeri alla mano, che lo sta sfruttando al meglio, ponendosi come punto di riferimento per tutti.

Lo strumento fondamentale per la messa in pratica del Regolamento è il “Patto di collaborazione” che regolamenta nel dettaglio tutti gli aspetti dell’intervento e viene firmato dalle due parti.

Abbiamo detto che gli attori in campo possono essere di vario tipo, dai cittadini singoli ai gruppi informali e ai movimenti (non necessariamente costituiti in associazione),  dalle associazioni ufficiali ai soggetti economici che però devono rispondere tutti rigorosamente al mandato di migliorare le condizioni del luogo nel quale si interviene ad esclusivo vantaggio del benessere individuale e collettivo della Comunità.

Anche per gli interventi si va dai più semplici ai più complessi: dalla cura di un’aiuola o di un piccolo spazio verde alla gestione di un immobile, si può trattare di beni materiali o immateriali (perfino digitali), come ad esempio il servizio di trasporto scolastico PIEDIBUS che è stato il primo patto di collaborazione stipulato nel Comune di Lanciano il 12 aprile 2019 (per approfondimenti sul Piedibus clicca QUI e anche QUI ), al quale è seguito nel luglio 2020 quello denominato "1000 Alberi per Lanciano" (per approfondimenti sui "1000 Alberi" clicca QUI.

Sono attualmente gli unici patti di collaborazione in essere nel Comune di Lanciano.



In base all’entità ed alle caratteristiche del progetto la durata può essere di qualche giorno, di mesi o di anni, rinnovabili in base al corretto svolgimento ed agli esiti dell’iniziativa.

L’iter della richiesta prevede quattro fasi:
1.       La domanda dei Cittadini tramite mail o collegandosi sul sito del proprio Comune nello spazio dedicato [per Lanciano clicca QUI]nella quale viene illustrata una proposta di massima non dettagliata;
2.       La pubblicazione sul sito del Comune della proposta in modo che chiunque possa contribuire, partecipare alla stessa o avanzarne una alternativa, nello spirito del Regolamento che è quello dell’inclusione, della condivisione e della massima partecipazione;
3.       L’incontro paritario tra Cittadini e Amministrazione pubblica per discutere di come realizzare concretamente la proposta;
4.       La stipula del Patto di collaborazione con tutti i dettagli dell’intesa e la pubblicazione sul sito del Comune.

Come abbiamo già detto l’Ente pubblico deve favorire queste attività e quindi sono previste varie  forme di sostegno personalizzate in base alle esigenze del Patto che possiamo così riassumere:
1.       Supporto comunicativo (promozione e pubblicità dell’iniziativa in varie forme e canali);
2.       Affiancamento del personale comunale;
3.       Uso di spazi comunali anche senza esserne assegnatari;
4.    Disponibilità di materiali e strumenti semplici per lo svolgimento dell’attività (ad es. vernici, attrezzi, ecc.);
5.       Risorse finanziarie dirette nei casi che si ritengano meritevoli di tale supporto, con tutte le più strette garanzie di trasparenza e rendicontazione delle spese.

In definitiva per qualsiasi Città si tratta di un’occasione storica per ritrovare il senso di Comunità e lo spirito di appartenenza ad un destino condiviso, per valorizzare e riappropriarsi collettivamente degli spazi pubblici e anche privati da destinare al godimento di tutti, nel rispetto di tutti.

Torneranno in auge parole che oggi non godono di grande popolarità come fiducia reciproca, condivisione, trasparenza, responsabilità, compartecipazione, rispetto, inclusione.

Su “Beni Comuni & Cittadinanza Attiva- La partecipazione consapevole per una città del futuro” si è tenuto a Lanciano nel meraviglioso Polo Museale un interessantissimo convegno nei giorni 10 e 11 maggio 2019, al quale sono intervenuti tecnici, amministratori, associazioni e cittadini. 


Tra i principali interventi segnaliamo quelli di Elisabetta Salvatorelli, antropologa e componente del consiglio direttivo di LABSUS e di Donato Di Memmo, funzionario del Comune di Bologna dove si occupa di Cittadinanza attiva e sicuramente tra i massimi esperti nazionali di questi temi, seguendoli fin dall'inizio. Ricordiamo ancora che il capoluogo emiliano è stato il primo ad adottare il Regolamento e che da solo gestisce circa un quarto di tutti i patti di collaborazione presenti in Italia. 

Elisabetta Salvatorelli, oltre ad illustrare storia e numeri di questa straordinaria esperienza partita da LABSUS e dal suo fondatore Gregorio Arena, ha evidenziato molto efficacemente che “il Bene diventa davvero Comune quando qualcuno se ne prende cura” e come ci sia una grande differenza tra “cura” e “manutenzione” perché quello che si deve in tutti i modi evitare è che l’ente pubblico appalti ai cittadini quello che non riesce a fare da solo. In questo modo si andrebbe in senso diametralmente opposto allo spirito del Regolamento.

Donato Di Memmo ha illustrato le origini di questa avventura partendo dal 2012 quando un gruppo di tenaci signore bolognesi incalzarono il Comune chiedendo di poter intervenire per la cura di una piazza del loro quartiere ma con la precisa richiesta di sapere condizioni e limiti per farlo. Gli uffici andarono in tilt, non riuscendo a trovare una risposta a questa esigenza, ma poi intervenne l’incrocio risolutivo con LABSUS e il principio di sussidiarietà che risolse questa come tante altre situazioni.

Il principio di sussidiarietà orizzontale ha due enormi meriti: “stabilisce che non sono solo i poteri pubblici a svolgere gli interessi generali e li obbliga a favorire questa partecipazione, che è molto diverso da tollerare o non ostacolare; è un obbligo di azione.”

Partendo da qui il Comune di Bologna aprì subito alcuni canali di confronto con i Cittadini, partendo in diversi casi da esperienze già in atto da parte di associazioni e uniformandole e coordinandole tra di loro. Questo processo partito dalla base è in realtà avvenuto anche a Lanciano, dove l’adozione del Regolamento è seguita ad esperienze già in atto o sperimentate con successo da tempo, come il “Piedibus”, il “Mercato Scoperto” e la gestione di spazi pubblici come il Giardino Dora Manzitti o la palestra dei Funai.

Di Memmo ha insistito molto sulla necessità di reinstaurare un rapporto di fiducia dell’uno verso l’altro e soprattutto di non scaricare sui cittadini quello che non si riesce a fare: “da funzionario dico che dobbiamo rendere i cittadini protagonisti nel riportarci le loro idee perché conoscono meglio i luoghi e la realtà e spesso ci stupiscono con soluzioni inaspettate. L’Amministrazione deve ascoltare ed avere un rapporto proattivo e non meramente burocratico con loro: per un funzionario non deve essere indifferente se un progetto si realizza o meno, ma deve agire perché tutto vada per il meglio e quindi anche i Comuni devono investire sulla formazione di dirigenti e amministrativi.”

Si è passato poi all’illustrazione di alcuni patti di collaborazione in atto a Bologna per sottolineare l’ampio spettro di opzioni possibili, dalla gestione di beni materiali all’innovazione sociale.

Ecco solo alcuni esempi particolari ai quali molti altri se ne sono aggiunti con il tempo:

·         Vandalismo grafico, problema molto diffuso in città. Prima del Regolamento, essendo vincolato l’intero centro storico, bisognava fare domanda alla Soprintendenza e l’incarico doveva essere affidato addirittura ad un restauratore. Adesso ci sono 300 cittadini volontari che si occupano di rimuovere i graffiti con il supporto tecnico del Comune;
·         Associazione LEILA “La biblioteca degli oggetti”, luogo dove si scambiano oggetti e attrezzi in condivisione senza doverne comprare di nuovi nell’ottica dell’economia circolare del riuso. Sono presenti anche dei laboratori di riparazione con il coinvolgimento di persone e pensionati con esperienze specifiche per una forma di collaborazione anche tra generazioni. [per ulteriori informazioni clicca su https://leila-bologna.it/ ];
·         Associazione Re-Use with Love che gestisce un immobile dato dal Comune nel quale vengono raccolti abiti dismessi in buono stato con una doppia destinazione: una parte viene venduta nei mercatini per finanziare progetti solidali e una parte viene distribuita gratuitamente nella “boutique solidale” che funziona come un normale negozio con esposizione, camerini di prova ed assistenza di inservienti. In questo modo aumentano dignità ed umanità del dono, anche da parte di chi lo riceve. [per ulteriori informazioni clicca su: http://www.reusewithlove.org/it/home/ ];
·         Esperienza MamaBO che nasce dall’esigenza di alcuni genitori di avere a disposizione degli spazi dove festeggiare i compleanni dei bambini. Il Comune fornisce un kit prenotabile on-line costituito da tavoli, sedie, panche, ecc. e gli spazi pubblici, prevalentemente giardini, dove tenere le feste. In cambio i cittadini provvedono alla pulizia ed alla cura dell’area sia prima che dopo;

·         Ci sono poi naturalmente patti di collaborazione sulla cura degli spazi verdi e degli arredi urbani, interventi sulle aree scolastiche per una migliore fruibilità (piantumazioni e piccoli orti), mercatini e cooperative di comunità di produzione di frutta e ortaggi biologici, gli orti comunali condivisi (circa 5000 appezzamenti di terreno a disposizione), interventi di rigenerazione urbana (arredi, ecc.) e sugli immobili inutilizzati, attività di coesione sociale che coinvolgono gli immigrati nelle attività favorendo il loro riconoscimento nel tessuto sociale, collaborazioni tra famiglie per un sostegno a quelle più disagiate, patti per la lettura coordinando tante iniziative già in essere da anni nelle scuole, nelle carceri, in ospedale, nei condomini, e via di questo passo.

Insomma in definitiva un orizzonte sconfinato dove tutto può rientrare ed essere realizzato insieme.

Donato Di Memmo ha così concluso: “Aprire le porte ai Cittadini significa essere travolti da un’ondata di intelligenza: l’importante non è competere ma collaborare e questo lo devono tenere in mente tutte le parti in causa evitando qualsiasi auto-referenzialità che fa perdere di vista l’obiettivo finale che è quello di migliorare insieme il benessere individuale e collettivo della Comunità in cui si vive.”

Tutto qui. 

Adesso dovremo essere tutti noi bravi insieme, ognuno per la sua parte, a far sì che questo straordinario seme dia i suoi frutti migliori.

Franco Mastrangelo




12 aprile 2019: la firma del primo "Patto di collaborazione" sul PIEDIBUS nell'Aula Consiliare del Comune di Lanciano.
Sono presenti il Sindaco del Comune di Lanciano Dott. Mario Pupillo, l'Assessore alla Mobilità Francesca Caporale, i dirigenti Gabriella Calabrese (firmataria) e Davide Di Pilato, gli esponenti del Movimento LAVENUM-Lanciano Verso la Nuova Mobilità e del Comitato Piedibus Lanciano Franco Mastrangelo (firmatario) e Raffaele Angelucci, il referente locale LABSUS Angelo Radoccia.


giovedì 9 maggio 2019

LA PROPOSTA DI “LAVENUM” PER UN PERCORSO CICLO-PEDONALE SULL’EX-TRACCIATO DELLA SANGRITANA.



Nel dibattito pubblico su come riutilizzare il tracciato in disuso della Sangritana il Movimento LaVeNuM ha avanzato una sua proposta che viene esposta qui di seguito cercando di valutarne tutte le implicazioni e i benefici conseguenti.


L’ex-tracciato della Ferrovia Adriatico Sangritana di 43 km., che da San Vito Marina arriva a Piane d’Archi attraversando Lanciano, è fuori uso dal 2003 ossia da 16 anni. L’intera tratta è gestita dall’azienda TUA- Società Unica Abruzzese di Trasporto S.p.a. (che nel 2015 ha incorporato FAS) ed è di proprietà della Regione Abruzzo, quindi SI TRATTA DI UN BENE COMUNE PUBBLICO.


Anni addietro è stato presentato dalla stessa Sangritana un progetto di cosiddetto “tram-treno” che, oltre ad interessare una porzione molto ridotta dell’intera linea (da Contrada Marcianese al quartiere Santa Rita- altezza Villa Martelli per un totale di circa 4km.), ha presto evidenziato enormi problemi sia di costi che tecnici essendo il mezzo ipotizzato, per le sue caratteristiche di peso e volume, inadatto al percorso urbano. Per questo è poi aleggiata l’ipotesi di sostituirlo con un mezzo più leggero tipo tram se non addirittura con un filobus su gomma, dimostrando la poca solidità di tutta l’operazione e inducendo il sospetto che ad alcuni convenga mantenere lo status quo.


Le rotaie sono un patrimonio inestimabile, però se devono rimanere un simulacro destinato al progressivo degrado è meglio pensare a soluzioni diverse che non impediscano successivi sviluppi in direzioni complementari e rispettose di questa risorsa.


LA PROPOSTA DEL MOVIMENTO LAVENUM PREVEDE LA SISTEMAZIONE DELL’INTERA TRATTA A PERCORSO CICLO-PEDONALE MEDIANTE INTERVENTI A COSTO MINIMO CHILOMETRICO PER LA MESSA IN SICUREZZA E LA COPERTURA DELLE ROTAIE CON I MATERIALI CHE SI RITERRANO PIÙ IDONEI (terra, ghiaia, erba, ecc.) O CON ALTRI SISTEMI (ad es. pannelli di gomma rimuovibili, come sperimentato altrove) CHE NON PRECLUDANO IN FUTURO L’EVENTUALE AFFIANCAMENTO AL PERCORSO CICLO-PEDONALE DI UN ADEGUATO MEZZO SU ROTAIA (come avviene già in tante parti d’Europa, del mondo ed anche in Italia).


Per la sistemazione del percorso si potrebbero utilizzare subito i 3 milioni di euro che, come ribadito a più riprese da fonti istituzionali, sono già disponibili per gli interventi su questa tratta una volta che si sia deciso cosa farne.


PERCHÉ ALLO STATO ATTUALE È PREFERIBILE LA PROPOSTA LAVENUM?


·         È QUELLA CHE AVREBBE I TEMPI DI ATTUAZIONE PIÙ RIDOTTI rispetto a qualsiasi altro tipo di intervento più complesso e strutturale, potendo procedere anche per tappe successive in modo da aprire subito le parti già sistemate per un utilizzo immediato;


·         È QUELLA CHE POTREBBE OTTIMIZZARE MEGLIO I 3 MILIONI DISPONIBILI essendo perfettamente compatibile con la destinazione prevista dei fondi e prevedendo lavori  a costo minimo chilometrico molto meno onerosi rispetto ad altri che includono grandi investimenti anche sui mezzi. Pur senza approfondire dal punto di vista tecnico, si può dire che con questa cifra si riuscirebbe a trattare, se non la totalità, una larga parte dell’intero percorso;


·         È QUELLA CHE NON OSTACOLEREBBE EVENTUALI INTERVENTI FUTURI COMPLEMENTARI E INTEGRATI perché non prevede lo smantellamento delle rotaie.


QUALI SONO I VANTAGGI CHE OTTERREBBE LA COMUNITÀ?


·         LA RESTITUZIONE IN TEMPI RELATIVAMENTE PIÙ BREVI DI UN BENE PATRIMONIO DI TUTTI che rischia un irreversibile degrado e viene negato alla legittima fruizione collettiva;


·         L’IMMEDIATA APERTURA AL PUBBLICO CICLO-PEDONALE DELL’INTERA TRATTA URBANA NEL TERRITORIO DI LANCIANO CHE VERREBBE COSÌ COLLEGATO FACILMENTE IN TUTTE LE SUE PARTI dando una spinta decisiva allo sviluppo di una mobilità sana e funzionale alternativa all’uso indiscriminato dell’auto privata. Quindi, con la conseguente riduzione dei veicoli in circolazione e sosta, si avrebbe subito l’abbassamento dell’inquinamento acustico, dell’aria e del suolo; la diminuzione del rischio di incidenti; la liberazione di spazi pubblici comuni che potrebbero essere restituiti alla socialità e via di questo passo. In definitiva UN MIGLIORAMENTO GENERALE DELLA QUALITÀ DELLA VITA IN CITTÀ;


·         ANCHE ATTRAVERSO IL POSSIBILE COLLEGAMENTO CON LA VIA VERDE DELLA COSTA DEI TRABOCCHI UN FORTE SLANCIO TURISTICO VERSO LANCIANO E L’INTERNO con tutti gli enormi vantaggi economici e sociali del caso;


·         LO SVILUPPO ECONOMICO PROGRESSIVO LUNGO TUTTO L’ITINERARIO attraverso l’iniziativa privata a servizio dell’infrastruttura, l’organizzazione di eventi e manifestazioni pubbliche lungo il percorso, il recupero e la valorizzazione sia del patrimonio ferroviario (stazioni, caselli, immobili vari, treni e vagoni riutilizzati in una funzione museale diffusa, ecc.) che di quello adiacente.


Naturalmente non entriamo nei dettagli tecnici e di fattibilità: su quelli si esprimeranno gli esperti del settore per trovare le soluzioni migliori una volta stabilita questa destinazione che, lo ripetiamo, non impedisce sviluppi futuri ma garantisce un ripristino dell’infrastruttura senz’altro più rapido di qualsiasi altra scelta sulla quale discutiamo invano da troppi anni.


IL MOVIMENTO LAVENUM CHIEDE ALL’INTERA COMUNITÀ IN TUTTE LE SUE COMPONENTI, ISTITUZIONALI E CIVILI, DI CONFRONTARSI SU QUESTA PROPOSTA SUGGERENDO MODIFICHE, CORREZIONI O INTEGRAZIONI, MA SOSTENENDOLA INFINE COME L’UNICA CHE POSSA SBLOCCARE UNO STALLO INDECOROSO CHE RISCHIA DI DIVENTARE DEFINITIVO.


Non lasciamo che i tesori della nostra terra vengano inghiottiti dai rovi e le ortiche. Qualcuno forse lo spera, ma faremo di tutto per impedirlo.