“Coordinamento NO OMBRINA 2015”
Salviamo
l’Abruzzo e il Mare di tutti
GUIDA
CRITICA A “OMBRINA MARE”
ed
alle trivellazioni off-shore
Dati,
informazioni, prospettive e conseguenze di un’operazione inaccettabile
“La salute è il primo dovere della vita.”
Oscar
Wilde
“Ombrina Mare” è un simbolo, la madre di tutte
le battaglie in difesa di un futuro sano e di benessere non solo per l’intero Abruzzo
ma per chiunque rispetti il Mare, la Vita e la Giustizia.
Se passa “Ombrina” si apre una voragine che
ci travolgerà tutti e l’inquietante emblema di questa brutta storia è proprio quella
gigantesca nave-raffineria così vicina alla costa come mai s’era osato al mondo
e che oltre al mare provvederà ad inquinare quotidianamente anche l’aria e poi
l’economia e poi il lavoro e la serenità di tutte le persone che hanno a cuore
le sorti della nostra Regione.
Quella nave che diventerà punto di riferimento e
incentivo non solo dei pozzi più vicini ma anche di tutti gli altri e il
traffico di petroliere sarà incessante, un vero corteo funebre per una Comunità
intera che sempre si è opposta e sempre lo farà ad un sopruso sordo ed arrogante.
“Ombrina Mare” è il modello di una prepotenza
replicabile ovunque dall’Adriatico allo Jonio, dal Mar Ligure al Tirreno, dalla
Sardegna alla Sicilia ed all’intero Mediterraneo, culla comune della nostra
civiltà, ed è quindi interesse generale fermarla al più presto.
Ed è proprio quello che faremo perché ricordiamo a
tutti, politici, amministratori e dirigenti pubblici e privati, che la forza
impetuosa di un Popolo unito riesce a travolgere qualsiasi ostacolo che tenti di
sbarrare il suo cammino e non ci sarà piattaforma, nave o trivella capace di
reggere quest’urto formidabile.
SOMMARIO
- INTRODUZIONE: UNA QUESTIONE DI SOPRAVVIVENZA
- 1.IL PROGETTO "OMBRINA MARE" NEL DETTAGLIO
- 1.1.LA PIATTAFORMA “OMBRINA MARE” UBICAZIONE E DISTANZA DALLA COSTA
- 1.2.I POZZI DI ESTRAZIONE
- 1.3.LA NAVE FPSO PER LA RAFFINAZIONE E LO STOCCAGGIO
- 1.4.LE CONDOTTE SOTTOMARINE
- 2.QUANTO E COSA SI ESTRARRA’ DA OMBRINA MARE
- 3. GLI INCIDENTI SULLE PIATTAFORME E IN MARE
- 4.LE INCREDIBILI AGEVOLAZIONI PER L’INDUSTRIA PETROLIFERA5. LA “BALLA” OCCUPAZIONALE E I DANNI PER L’ECONOMIA LOCALE
- 6.I DANNI PER LA SALUTE E L’AMBIENTE
- 7. LA CHIESA CATTOLICA CONDANNA OMBRINA IN DIFESA DEL CREATO
- 8. IL VASTISSIMO SCHIERAMENTO ANTI-OMBRINA DI COMUNI, ENTI, ASSOCIAZIONI, ORGANIZZAZIONI E ATTIVITA’ ECONOMICHE
- 9. ANCHE I SOSTENITORI DEL PETROLIO RITENGONO INSENSATO TRIVELLARE L’ADRIATICO: LE DICHIARAZIONI DI LEONARDO MAUGERI (EX ALTO DIRIGENTE ENI)
- 10. L’ITER LEGISLATIVO E AMMINISTRATIVO. LE “OSSERVAZIONI” AL PROGETTO E L’IMBARAZZANTE DECRETO AUTORIZZATIVO.
- 11. IL FUTURO E’ FUORI DAL PETROLIO E DALLE FONTI FOSSILI
- CONCLUSIONIRINGRAZIAMENTI E AUSPICI
INTRODUZIONE: UNA QUESTIONE
DI SOPRAVVIVENZA
Sgombriamo
subito il campo da un enorme equivoco usato in malafede da alcuni per
ostacolare il consolidarsi di una coscienza diffusa sui temi ambientali: le
lotte contro le trivellazioni e “Ombrina Mare” in particolare, così
come tutte le battaglie contro l’inquinamento e i progetti insensati, non sono
argomenti riservati a ecologisti fanatici o a ingenui amanti della natura ma rappresentano
una questione di sopravvivenza che riguarda tutti senza
distinzioni di orientamento politico, culturale, religioso o convincimento
personale perché le pesanti ricadute coinvolgono ognuno di noi.
Il
progetto “Ombrina Mare” è sfacciatamente inaccettabile sotto ogni punto di vista per le
sorti dell’Abruzzo, dell’Italia intera e, per com’è stato imposto senza un
confronto diretto con le comunità locali, rovinoso per gli stessi fondamenti
della democrazia partecipativa.
I
pochissimi sostenitori di questa operazione, interessati in prima persona per
tornaconti assai “materiali”, non sono riusciti a fornire uno straccio di
motivazione decente per la sua accettazione, semplicemente perché uno straccio
di motivazione decente non esiste. Non esiste il minimo vantaggio per la
collettività ma solo danni evidenti e crescenti nel tempo sul versante
economico, occupazionale e naturalmente della salute pubblica e dell’ambiente.
Nelle
pagine seguenti cercheremo di fornire un riepilogo chiaro della situazione a beneficio
di tutti, soprattutto di chi non è sufficientemente informato e per questo non
si è ancora indignato quanto dovrebbe.
Non
è più il tempo di fare gli spettatori, bisogna agire prima che sia troppo
tardi.
AVVERTENZA: tutti i dati riportati
sono tratti da documenti ufficiali (progetti, atti, statistiche, ecc.), da
pubblicazioni disponibili in rete o altrove e da studi svolti da accreditati tecnici
e legali del movimento. Essendo il presente un semplice opuscolo divulgativo
senza carattere accademico non vengono inserite note e riferimenti
eccessivamente particolareggiati che ne avrebbero appesantito la lettura ma
qualsiasi indicazione riportata è facilmente riscontrabile.
1.IL PROGETTO OMBRINA
MARE NEL DETTAGLIO
Le
informazioni generali sul progetto e la sua descrizione sono consultabili sul
sito del Ministero dell’Ambiente (ufficialmente abbreviato in “Minambiente”
che sembra un tragicomico sabotaggio).
“Opera: Concessione di coltivazione idrocarburi d30
B.C-MD
Progetto: Concessione di coltivazione idrocarburi
liquidi e gassosi "d30B.C-MD" - Progetto di coltivazione del
giacimento Ombrina Mare.
Descrizione: Il progetto di coltivazione del giacimento
di idrocarburi Ombrina Mare nell'ambito della concessione di coltivazione d30
B.C.-MD, prevede la perforazione di 4-6 pozzi, la realizzazione di un
serbatoio FPSO galleggiante per il trattamento e lo stoccaggio della produzione
di olio, di una piattaforma OMB-A di produzione di gas ed olio, di una sealine
per i trasferimenti tra la piattaforma OMB-A ed il serbatoio FSPO e di una
sealine per il trasferimento del gas dalla piattaforma OMB-A alla piattaforma
esistente Santo Stefano Mare 9.
Proponente: Medoilgas Italia S.p.A. [società inglese in seguito acquisita dall’attuale
titolare R0CKHOPPER Exploration con sede a Londra il cui versante
italiano è la Rockhopper Italia S.p.a. ndr]
Tipologia
di opera:
Coltivazione idrocarburi”
La
durata della concessione di coltivazione è di 20 anni con diritto ad una
proroga di ulteriori 10 (Dlgs.625/96)
PER UN TOTALE COMPLESSIVO DI 30 ANNI. Nel progetto ufficiale la
società proponente stima in 25 anni la durata complessiva dell’attività
estrattiva da “Ombrina Mare”. Questo significa ipotecare il futuro
non solo del mare abruzzese ma dell’intera Regione con pesanti ricadute
sull’economia, l’occupazione, la salute delle persone e dell’ambiente in cui
vivono.
Basti
citare come esempio l’enorme nave di appoggio che effettuerà la
prima raffinazione del greggio estratto e che sarà attiva lungo tutto questo
periodo per 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, riversando ogni ora in
atmosfera in regime normale oltre 11 tonnellate di fumi e gas inquinanti,
comprese sostanze tossiche e nocive, a cui si andranno ad aggiungere
in caso di incidente ulteriori 490 tonnellate l’ora di analoghe emissioni.
Il
progetto OMBRINA MARE si compone di 4 diverse strutture:
1. la piattaforma;
2. i pozzi di estrazione;
3. la nave FPSO per il primo trattamento di
raffinazione/desolforazione e lo stoccaggio;
4. le condotte sottomarine.
1.1.LA
PIATTAFORMA “OMBRINA MARE” UBICAZIONE
E DISTANZA DALLA COSTA: la
piattaforma poggerà su un fondale prevalentemente sabbioso di circa 20,5 metri
e sarà collegata al pozzo già esistente “OMBRINA MARE 2” (vedi foto) ad
una distanza verificata dalla costa di appena 3 miglia nautiche (circa 5,6
kilometri) di fronte all’Eremo Dannunziano nel tratto di “Costa dei
Trabocchi” tra San Vito Marina e Fossacesia in Provincia di Chieti.
Fig.1:IL POZZO “OMBRINA MARE 2”
Figura 2.2.1.a
– Struttura a traliccio con testa pozzo Ombrina Mare 2 Dir (dal progetto
originale)
Fig.2: UBICAZIONE DEL POZZO RISPETTO ALLA
COSTA
STRUTTURA
E DIMENSIONI: tecnicamente
denominata “OMB-A” la piattaforma sarà costituita da una
struttura
metallica portante a 3 piani, il primo adibito ai drenaggi e gli altri
due operativi, con annessa gru, alta complessivamente 45 metri
(quanto un palazzo di 15 piani!), larga 60 metri e lunga 40 metri, per
una
superficie di circa 2400 mq. Non è prevista alcuna presenza di personale
sulla piattaforma essendo completamente automatizzata.
Fig.3: PIATTAFORMA SIMILE A “OMBRINA MARE”
1.2.I POZZI DI ESTRAZIONE
Oltre al
pozzo già esistente visibile a occhio nudo dalla costa (denominato OMB2), è
prevista la realizzazione di altri 4 o 6 pozzi dalla profondità indicativa
di 2200 metri collegati alla piattaforma. Un “effetto groviera” che determinerà
un enorme aumento dell’inquinamento marino anche a causa dei liquidi utilizzati
per le trivellazioni.
Come
dichiarato nel progetto ufficiale
(par.2.5.7.1. “Produzione dei rifiuti”) solo limitatamente alla
perforazione di 4 nuovi pozzi verrebbero prodotte 14397 tonnellate di
rifiuti, soprattutto fanghi ed ulteriori “rifiuti di perforazione
contenenti sostanze pericolose” e poi scarti di olio minerale, plastica
ed “altri rifiuti contenenti mercurio”. Se invece, come
probabile, i nuovi pozzi fossero 6 allora la quantità di rifiuti schizzerebbe in
proporzione ad oltre 20mila tonnellate di rifiuti.
E’ stato
calcolato che in generale, per ogni barile di petrolio estratto ce ne siano almeno
10 di materiali di scarto.
FANGHI
E FLUIDI DI PERFORAZIONE
I fanghi
di perforazione sono fluidi impiegati nella trivellazione dei pozzi che vengono
immessi all’interno per poi risalire in superficie. Servono tra l’altro per l’asportazione
dei detriti dal fondo del pozzo, il raffreddamento e la lubrificazione dello
scalpello, il contenimento fisico dei fluidi presenti nel pozzo, il consolidamento
delle pareti del pozzo.
Si tratta
di miscele chimiche la cui formulazione è particolarmente complessa e
addirittura le società petrolifere si trincerano dietro il segreto
industriale per non rivelarne l’esatta composizione, il che la dice lunga
sul grado di tranquillità e fiducia che può indurre un atteggiamento di questo
tipo.
Sappiamo
che le sostanze utilizzate sono circa 500 di cui molte tossiche e che oltre queste ritorna in superficie
anche il materiale di scarto compresa l’acqua contaminata da metalli pesanti
e idrocarburi. E’ un’ulteriore fonte di inquinamento ambientale che va ad
aggiungersi all’enorme produzione di rifiuti speciali e tossico-nocivi che
una simile attività comporta e che andranno adeguatamente smaltiti, ma che nel
progetto ufficiale non viene indicato né come né dove (confermando così la
natura non definitiva di tale progetto).
In
alto mare, lontano da occhi indiscreti, tutto diventa più facile, anche
compiere scorrettezze e illegalità.
Per l’industria petrolifera è pratica corrente riversare in acqua i materiali
di scarto: in Norvegia lo fanno abitualmente, come si evince dai siti
governativi che dichiarano come in media in un anno ogni pozzo ne getti circa
3.000 tonnellate. Si calcola che nella sua vita di 30-40 anni un pozzo possa
rilasciare in mare 90mila tonnellate di rifiuti e scarti vari.
In Abruzzo nel
2008 sono stati utilizzati per le perforazioni in mare anche materiali a base
di olio diesel, vietati nei mari del Nord ma non da noi.
Come sempre tappeti rossi per i petrolieri…
1.3.LA
NAVE FPSO PER LA RAFFINAZIONE E LO STOCCAGGIO
L’enorme
nave di appoggio che effettuerà il primo trattamento del greggio estratto (in
pratica una vera e propria raffineria galleggiante) viene denominata FPSO
– Floating Production, Storage and Offloading ossia nave di produzione,
stoccaggio e scarico che sarà ancorata permanentemente per tutta la
durata dell’attività a 4,5 miglia nautiche da riva (8,4
kilometri) e a 2,8 km. verso est dalla piattaforma Ombrina. Non
esiste al mondo un altro caso di nave di questo genere posizionata così vicino
alla costa. Un primato che l’Abruzzo non vuole e che cercherà di
scongiurare con tutte le sue forze.
Fig.4: ESEMPIO DI NAVE FPSO
DATI
TECNICI DELLA NAVE FPSO
·
Le dimensioni
della nave FPSO, come indicato nel progetto, sono: altezza dalla linea
di galleggiamento 45 metri compresa la gru – larghezza 33 metri – lunghezza 320
metri: per avere un’idea (vedi fotocomposizione) sarà più lunga dello
Stadio Adriatico di Pescara e alta quanto un palazzo di 15 piani.
Fig.5: LA NAVE FPSO SOVRAPPOSTA ALLO STADIO
DI PESCARA
- La capacità di stoccaggio a bordo è di circa 45/50mila tonnellate di petrolio e dai 10 ai 15mila metri cubi di acqua di formazione che è lo strato di acqua sul quale si trova in sospensione il petrolio. Durante il processo di trivellazione ed estrazione si ha come effetto collaterale un’enorme produzione di acqua contaminata detta acqua di produzione (o di strato) nella quale, oltre all’olio, sono presenti forti inquinanti quali metalli pesanti, solidi sospesi e disciolti ed elementi radioattivi. Anche l’acqua di produzione va opportunamente trattata.
- Il personale a bordo previsto sarà di 15 elementi.
Fig.6: MODELLO “FIRENZE FPSO” INDICATO DALLA
MEDOIL GAS NEL PROGETTO ORIGINALE
LE
OPERAZIONI DI BORDO E LA DESOLFORAZIONE
Le operazioni
a bordo consisteranno nell’attività di separazione del petrolio dal
gas e dall’acqua e nel primo trattamento del greggio estratto per ridurne il
contenuto di zolfo (“desolforazione”).
Il
petrolio estratto da Ombrina è di qualità così scarsa che la fase di raffinamento successiva al
primo trattamento non potrà svolgersi in Italia per la mancanza di adeguate
tecnologie e quindi si farà all’estero, probabilmente in Spagna.
La
desolforazione è un processo molto inquinante e nocivo attraverso il quale vengono separati gli
scarti sulfurei dal greggio ed è tanto più dannoso quanto più è alta questa
percentuale. Ricordiamo che il petrolio presente nel giacimento di Ombrina è
molto “amaro” contenendo ben il 5,43% di zolfo. Questa operazione implica una
fase di incenerimento di rifiuti a fiamma costante per 24 ore al giorno con la
combustione di almeno 80 tonnellate al giorno di prodotti di scarto compresi
materiali speciali e pericolosi.
Come
dichiarato nel progetto ufficiale, le emissioni di fumi inquinanti contenenti
sostanze tossiche e nocive rilasciate in atmosfera dalla piattaforma e dai
camini della nave FPSO per le attività di separazione e desolforazione saranno in
regime normale un totale di oltre 11 tonnellate l’ora che in caso di incidente
schizzerebbero ad oltre 500 tonnellate l’ora. Nell’arco
complessivo della sua attività venticinquennale il comparto “Ombrina Mare”
comporterebbe l’immissione in atmosfera di quasi 2 milioni e mezzo di
tonnellate complessive di sostanze varie.
Non va
sottovalutato che, ulteriore favore ai petrolieri, i dati delle emissioni sono
autocertificati dalle Compagnie stesse e non rilevati da un organismo pubblico
esterno e indipendente.
Insomma,
chiedete all’oste se il vino è buono.
La
reazione chimica utilizzata per ottenere lo zolfo puro (la “desolforazione”)
prevista inizialmente attraverso il “processo Claus” e poi modificata
con un “dispositivo LOCAT”, comporta come effetto collaterale la
formazione del pericolosissimo idrogeno solforato (H2S),
dalle proprietà cancrogeniche e mutageniche, che verrà bruciato con continui
rilasci in atmosfera.
E’la stessa
Società proponente che nel progetto originale dichiara testualmente: “In
generale, oltre agli idrocarburi, i gas provenienti dalle formazioni sono, in
concentrazione diversa, H2S (Idrogeno Solforato) e in misura lievemente
minore CO2 (Anidride carbonica o Biossido di Carbonio);entrambi sono
tossici e possono provocare forme di avvelenamento nell'uomo, nella fauna e
nella flora.” (Paragrafo
2.5.5.2.).
Naturalmente non
c’è solo l’idrogeno solforato perché, fin dalla fase di estrazione, fuoriescono
insieme al petrolio tante altre sostanze come benzene e toluene
(BTEX), Idrocarburi Policiclici Aromatici (PAH) o i Composti Organici
Volatili (VOC) tutte classificate cancerogene dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità e dal “Codice dell’Ambiente” italiano. E poi verranno
sprigionate tutta un’altra serie di elementi nocivi quali l’ossido di zolfo
(SOX), l’ossido di azoto (NOX) o il monossido di carbonio (CO) che con la
brezza marina che spira costantemente verso la costa verranno trasportati per
decine di chilometri ricadendo non solo sulla riviera ma anche all’interno sulle
popolazioni dell’entroterra. In proposito si pensi al ricorrente fenomeno
delle “piogge di sabbia” dal deserto del Sahara con le polveri gialle che
percorrono migliaia di km. fino a depositarsi sui nostri terreni e sulle nostre
case. In quest’occasione abbiamo l’evidenza visiva del fenomeno, ma quando sono
sostanze invisibili e altamente nocive come facciamo ad accorgercene? E’ la dimostrazione
che questa battaglia di civiltà deve coinvolgere l’intera Comunità dal mare fino
ai monti non solo per motivi di solidarietà e giustizia ma anche perché gli
effetti negativi arrivano ovunque e le conseguenze non sono circoscritte ad
un’area ben definita.
Come diciamo
sempre, l’aria non ha confini.
L’intera comunità
scientifica internazionale, a cominciare dal massimo esperto mondiale in
materia, il Prof. Kaye H. Kilburn, riconosce la tossicità dell’idrogeno
solforato che è causa di gravi patologie e di danni irreversibili sulla salute. Oltretutto in Italia c’è l’aggravante dei limiti
legali che sono migliaia di volte superiori a quelli indicati come tollerabili
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (0,005 parti per milione) o applicati
in altre parti del mondo (in USA 0,001ppm e nello Stato del Massachusetts addirittura
0,0006ppm). Da noi gli impianti di desolforazione possono emettere anche 30
ppm di H2S, 30 mila volte più degli
USA. Una voragine tutta a discapito della salute degli italiani.
Mentre ad
alte concentrazioni, quando è totalmente inodore e maggiormente insidioso, l’H2S
viene classificato come un veleno paragonabile al cianuro che provoca la morte
instantanea, a piccole dosi individuabili dal classico odore di uova marce può
essere molto tossico sia per la salute umana che per quella animale e vegetale
causando disturbi respiratori, neurologici, motori e cardiaci e potrebbe essere
collegato sia ad una maggiore incorrenza di aborti spontanei e malformazioni
neonatali sia alla comparsa di cancro al colon.
GLI
INCIDENTI DELLE NAVI FPSO
Un’altra
operazione piuttosto delicata e pericolosa (chiamata “allibo”) è quella
del trasbordo del greggio dalla nave FPSO ad una petroliera che la
affiancherà una volta al mese, operazione durante la quale si verificano
frequentemente perdite di greggio in mare. Statisticamente sono innumerevoli
gli incidenti cche coinvolgono le navi FPSO.
Fig.7: OPERAZIONE DI “ALLIBO” TRA NAVE FPSO E
PETROLIERA
Il più aggiornato studio sugli incidenti riguardanti progetti
simili ad Ombrina è il testo “Accident
Statistics for Offshore Units on theUKCS 1990-2007” della OIL and GAS UK, pubblicato nel
2009, che riassume tutti gli incidenti avvenuti tra il 1990 e il 2007 nelle
strutture di sfruttamento degli idrocarburi attive nella piattaforma
continentale inglese. La società Rockhopper titolare del progetto Ombrina è
appunto britannica.
Riguardo alle 16 navi FPSO inglesi (tutte posizionate a
distanze molto maggiori di quanto previsto in Abruzzo) nel
periodo considerato sono avvenuti 603
incidenti con morti e feriti comprendenti incendi, scontri con altre navi,
problemi agli ancoraggi ed agli oleodotti e soprattutto sversamenti di petrolio
in mare. Pertanto,
se la FPSO del progetto Ombrina mantenesse la frequenza media di incidenti
delle FPSO inglesi si potrebbero prevedere nel suo ciclo di vita almeno 68
perdite in mare e più di una ventina di incendi dalle conseguenze imprevedibili.
Uno studio del Direttorato Norvegese per il Petrolio riporta la stima di perdite in mare di petrolio dalle
FPSO di oltre 4000 barili (636 tonnellate) in un ciclo di vita di 30 anni,
solo tenendo conto delle perdite che avvengono durante il trasferimento mensile
del petrolio dalla FPSO alla petroliera.
Fig.9: AFFONDAMENTO NAVE E SVERSAMENTI IN MARE
Nello stesso studio relativo alle strutture della piattaforma
continentale norvegese, si riporta una
frequenza di collisioni tra FPSO e petroliera di 0,15 collisioni per anno per
unità. Pertanto, se la FPSO del progetto Ombrina mantenesse
questa media dovremmo aspettarci almeno 4 collisioni di entità e conseguenze
imprevedibili nel ciclo di vita del progetto. Le perdite spesso sono massicce:
nel 2011 una FPSO della
Shell posta a circa 75 miglia al largo del Delta del Niger ha riversato in mare 40.000 barili
di petrolio.
La marea nera si è estesa per 70 km, coprendo 92.300 ettari di mare, secondo
quanto dichiarato dalla stessa compagnia. L’ultimo incidente noto è avvenuto
su una nave FPSO norvegese l’11 febbraio 2015 50 miglia al largo del
Brasile con lo scoppio causato probabilmente da una fuga di gas ed il
conseguente incendio a bordo che ha provocato 8 morti e sversamenti in mare non
meglio quantificati.
Provate
ad immaginare cosa accadrebbe con incidenti e sversamenti anche notevolmente
inferiori a
quelli spesso catastrofici che avvengono negli Oceani sconfinati ad altissime
profondità ed enormi distanze dalla costa (vedi il caso del Golfo del Messico
nel 2010) in un mare chiuso come l’Adriatico che a sua volta si trova
all’interno di un altro bacino chiuso come il Mediterraneo che ha
bisogno di almeno 100 anni per il ricambio superficiale delle acque. Il Mar
Mediterraneo, nonostante abbia lo 0,7% delle acque globali, è attraversato dal
25% del traffico mondiale di idrocarburi con 8 milioni di barili al giorno
trasportati nelle vicinanze di 46.000 km. di coste fortemente popolate e dedite
al turismo. Nelle sue acque già
oggi si riscontra la più alta concentrazione di idrocarburi disciolti al mondo
(38 milligrammi per metro cubo – 100/150mila tonnellate di idrocaburi sversati
annualmente).
IN ITALIA E’ AVVENUTO IL PIU’ GRAVE DISASTRO
ECOLOGICO DEL MEDITERRANEO CON L’ESPLOSIONE E SUCCESSIVO AFFONDAMENTO DELLA
SUPERPETROLIERA “HAVEN” NEL GOLFO DI GENOVA IL 14 APRILE 1991. Nel corso dell'incidente, nel quale morirono
il capitano della nave e quattro membri dell’equipaggio, bruciarono circa
90.000 tonnellate di petrolio oltre a 1000 tonnellate di carburante e si stima
che all'interno della Haven siano ancora presenti circa 50.000 tonnellate di
greggio che continuano ad inquinare quel tratto di costa.
Fig.10: IL MARE IN FIAMME, L’AFFONDAMENTO
DELLA “HAVEN”
Molto poco è stato fatto dalle autorità
pubbliche per bonificare l’area e quasi niente per ripulire il mare. Il fondale
dove giace la Haven è una distesa infinita di sassi ricoperti di catrame,
distesa nella quale si stagliano le sagome di pesci che continuano a
morire ancora oggi per colpa del greggio. I pescatori ovviamente vanno a
pescare lontano dalla zona protetta ma questo non è sufficiente e le reti dei
liguri si impregnano di petrolio al punto da costringerli a ripulire il
pesce con l'olio se vogliono venderlo (e a quali rischi per i consumatori?).
La
situazione della Haven è un'altra bomba inesplosa di cui prima o poi dovremo
pagare il prezzo ed è soprattutto un’altra potente spinta per batterci con
tutte le nostre forze per impedire il replicarsi di questi disastri annunciati.
1.4.LE CONDOTTE SOTTOMARINE
I
collegamenti tra la piattaforma “Ombrina Mare” (OBM-A), la nave FPSO e la
piattaforma Santo Stefano Mare 9 (SSM-9) che si trova di fronte alla Marina di
Torino di Sangro sono garantiti da una rete
di condotte e cavi sottomarini che avranno una lunghezza complessiva di 43,5
kilometri.
Incredibilmente
non è dato sapere, in quanto non specificato nel progetto (ennesima riprova del
carattere “non definitivo” dello stesso), se questi cavi andranno semplicemente
depositati sul fondo oppure interrati.
E’ come se in una richiesta di concessione per costruire una casa non indicassimo dove sono i cavi elettrici, idraulici
o gli allacci. Pensate che questo progetto verrebbe approvato dalla Commissione
edilizia?
Ecco il dettaglio delle condotte
sottomarine come riportato nel progetto originale:
- 4-5 km di
condotta sottomarina di diametro 30 cm per il trasporto dell’olio dalla piattaforma
OBM-A alla nave FPSO;
- 12 km di
condotta sottomarina di diametro 15 cm per il trasporto del gas dalla piattaforma
OBM-A alla piattaforma SSM -9;
- 4-5 km di
condotta sottomarina di diametro 15 cm per il trasporto dell’acqua di formazione
dalla piattaforma OBM-A alla nave FPSO;
- 4-5 km di
condotta sottomarina di diametro 15 cm per il trasporto dell’acqua di formazione
dalla nave FPSO alla piattaforma OBM-A;
- 4-5 km di
condotta sottomarina di diametro 7,5 cm per fornitura di carburante(gas) dalla
piattaforma OBM-A alla nave FPSO;
- 4-5 km di
condotta sottomarina di diametro 10 cm per scarico di carburante (gas) in
eccesso dalla nave FPSO alla piattaforma SSM-9 attraverso la piattaforma OBM-A;
- 4-5 km di
condotta sottomarina di diametro 4 cm per il trasporto del DEG (glicole di
etilenico) esausto dalla piattaforma OBM-A alla nave FPSO;
- 4-5 km di
cavo per energia elettrica da nave FPSO a piattaforma OBM-A.
Un altro
elemento di enorme preoccupazione è la presenza vicino al centro di
raccolta e stoccaggio del gas di S.Stefano Mare sulla costa di Torino di Sangro
(dove confluirà il gas estratto da Ombrina) dell’impianto della ditta Esplodenti
Sabino che procede alla smilitarizzazione anche tramite combustione di
qualsiasi tipo di armamento (missili, bombe, mine, ecc.) ed è classificato dal
Ministero dell’Ambiente come “stabilimento a rischio di incidente rilevante”
tipo “Seveso”.
Avere un impianto
così pericoloso a poco più di 1 km. in linea d’aria da un deposito di gas è
definibile una scelta razionale e rassicurante per la popolazione che vive nei
dintorni? Nel caso non auspicabile ma statisticamente possibile di incidente
potrebbe innescarsi una reazione a catena dalle conseguenze imprevedibili? Come
si può pensare di dislocare simili attività in luoghi così densamente abitati? Cosa
spinge le autorità preposte e le istituzioni a raddoppiare i rischi invece di intervenire
per ridurli?
La questione è
molto seria e certamente non secondaria e va affrontata subito per non doversi
rammaricare in futuro di non averlo fatto per tempo.
2.QUANTO
E COSA SI ESTRARRA’ DA OMBRINA MARE
Le stime sulla
quantità di petrolio potenzialmente estraibile da Ombrina sono state
fornite dalla stessa Società presentatrice del progetto, la Medoil Gas: “La
produzione prevista per lo sviluppo del campo “Ombrina Mare” è variabile tra
circa 5.000 e 7.500 bbl/d [barili al giorno, ndr] di olio e circa 85.000
Sm3/d [metri cubi standard, ndr]di gas. I profili di produzione
attualmente disponibili prevedono una durata di circa 25 anni per la
coltivazione del campo Ombrina Mare.”
Per l’intero
periodo della sua attività si tratta di un numero molto ottimistico variabile
tra i 45 e i 68 milioni di barili
(un barile corrisponde a 159
litri).
Considerando che
in Italia nel 2014 con il crollo dovuto alla crisi economica si sono consumati
circa 1 milione di barili al giorno (fonte: “Unione Petrolifera Italiana”)
vuol dire che, ammesso e non concesso che tale produzione risulti effettiva e
venisse commercializzata nel nostro Paese, il quantitativo di petrolio estratto
in tutta la storia venticinquennale di “Ombrina Mare” basterebbe a soddisfare
realisticamente meno di due mesi di fabbisogno nazionale. Per quanto
riguarda il gas con il ciclo completo andremmo a coprire i consumi di un Comune
delle dimensioni di Fossacesia (6500 abitanti circa).
Secondo le
stime dello stesso Ministero dello Sviluppo Economico le riserve
certe di petrolio disponibili nei fondali marini italiani al 31 dicembre 2014
(rapporto UNMIG 2015) sono di 7,6 milioni di tonnellate totali (un barile
pesa circa 140 kg. e una tonnellata corrisponde a circa 7 barili per cui
parliamo di circa 53 milioni di barili) che coprirebbero ai consumi attuali
meno di 2 mesi del fabbisogno nazionale. Se poi aggungessimo anche quello
presente in terraferma il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe
consumato in appena 1 anno e mezzo.
La produzione italiana di petrolio equivale allo 0,1% del prodotto globale
mondiale.
Vale la pena
correre così tanti rischi ed ottenere danni certi da operazioni pluridecennali per
delle cifre così esigue ?
Il petrolio
presente nel giacimento Ombrina è di qualità molto scadente classificato con “indice API 17”
(American Petroleum Institute). Questa scala ufficiale di misurazione varia da
8 (il peggiore, praticamente bitume, presente in Canada) fino a 40/45 (il
migliore e più costoso, Texas, Mari del Nord, Arabia Saudita). Questa
caratteristica negativa comporta conseguenze non sono solo economiche o di
utilizzo finale ma legate al forte impatto sull’ambiente che aumenta in proporzione al
decrescere della qualità. Infatti
il petrolio peggiore (definito “pesante” o “amaro” tra 10 e 22,3 di indice
API) è quello con le maggiori impurità
sulfuree e quindi non essendo immediatamente trasportabile per i suoi effetti
corrosivi necessita del già illustrato processo di desolforazione vicino al
luogo di produzione.
3. GLI INCIDENTI SULLE PIATTAFORME E IN MARE
I problemi di
sicurezza non riguardano solo le navi FPSO perché incidenti anche molto
gravi accadono regolarmente sulle piattaforme. Il più noto all’intera
opinione pubblica mondiale è quello disastroso avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico alla piattaforma “Deepwater
Horizon” di proprietà della BP con lo sversamento in mare per tre mesi
consecutivi di oltre 500mila tonnellate
di petrolio, 11 morti ed un danno incalcolabile e perenne per l’ecosistema e l’economia
della fascia costiera dello Stato della Louisiana.
Ma non è
l’unico: tra i più recenti (marzo 2015), sempre nel Golfo del Messico,
l’incendio sulla piattaforma permanente della Società messicana Pemex con 4
morti, 16 feriti e danni ambientali non ancora pienamente accertati, ma
sicuramente gravi.
Fig.14: LA PIATTAFORMA “DEEPWATER HORIZON” IN
FIAMME
Riflessione
a margine: se un colosso come la BP si è dimostrato del tutto inadeguato ad
affrontare un disastro come quello della “Deepwater Horizon”, come si pretende,
con le dovute proporzioni, che riescano a farlo le compagnie petrolifere
enormemente più piccole e dai capitali sociali esigui che operano nei nostri
mari?
Mari, come
già detto, assai più fragili e compromessi degli Oceani?
Anche per le piattaforme il più aggiornato studio sugli incidenti
riguardanti progetti simili ad Ombrina è il testo inglese citato in precedenza
che riassume tutti gli incidenti avvenuti tra il 1990 e il 2007 nelle strutture
britanniche di sfruttamento degli idrocarburi.
Per quanto riguarda
le piattaforme fisse inglesi nel periodo considerato sono
avvenuti 5.871 incidenti con
una frequenza di 3,4 incidenti per unità all’anno. Gli incendi sono stati 0,412
l’anno per unità, le esplosioni 0,024 l’anno e le perdite in mare di petrolio
ben 1,76 l’anno per unità. Pertanto, se la piattaforma di
produzione del progetto Ombrina mantenesse la frequenza media di incidenti
delle strutture fisse inglesi si potrebbero prevedere nel suo ciclo di vita 85
incidenti con 44 perdite in mare di entità non quantificabile e almeno una
decina di incendi di portata e conseguenze incalcolabili.
Se in
Adriatico accadesse un incidente anche mille volte più piccolo di quello del
Golfo del Messico dell’aprile 2010,
questo specchio d’acqua diverrebbe un mare morto per i prossimi cento
anni.
A causa di
tutti questi rischi molto concreti gli Stati americani costieri, ad eccezione
del Golfo del Messico, hanno imposto delle fasce di rispetto che impediscono
tutte le attività petrolifere all’interno di 160 km. da riva (in Florida
diventano 200). In Norvegia il limite è di 50 km. mentre in Italia, come
abbiamo visto, la piattaforma “Ombrina Mare” sarà a meno di 6 Km dalla costa e la
nave FPSO a meno di 9 km!
Quando si
dice la prepotenza dei numeri!
4.LE
INCREDIBILI AGEVOLAZIONI PER L’INDUSTRIA PETROLIFERA
Per i
petrolieri l’Italia rappresenta un vero e proprio “paradiso” o per meglio dire
una terra (e un mare) di facile conquista. Incentivi, esenzioni ed agevolazioni
di tutti i tipi riducono al minimo il rischio d’impresa garantendo lauti
profitti che sono davvero enormi considerando che, sulla base delle recenti
dichiarazioni del capo della Exxon (la più grande compagnia petrolifera del
mondo), il costo medio di estrazione di un barile è di 11 dollari.
Agevolazioni
che se fossero introdotte in altri settori economici molto meno “invasivi” e
più consoni alle nostre vocazioni rappresenterebbero un aiuto notevole per uno
sviluppo diffuso e rispettoso. Ma, si sa, i nostri Governi considerano di
interesse strategico nazionale le trivelle e non, magari, il vino, l’olio o i
prodotti della terra che danno un reddito certo e consolidato.
Le
royalties, ossia le aliquote sul prodotto estratto, sono di gran lunga
tra le più basse al mondo: si
va dal 7% per il petrolio al 10% per il gas estratti in mare, quando
negli altri Paesi si oscilla tra il 20% e l’80%. Inoltre di questa già
esigua quota solo il 55% va alla Regione adiacente al giacimento. Nessuna
royalty è dovuta per le produzioni effettuate in regime di ricerca e
addirittura sono le Compagnie stesse ad autocertificare la quantità di
petrolio estratto senza che lo Stato eserciti alcun controllo!
A fronte di
una lunghissima storia di trivellazioni fatta di 554 pozzi scavati a terra e
138 in mare il ridicolo importo totale di royalties incassate dalla
Regione Abruzzo nel 2014 relativo alla produzione 2013 è stato di poco più di
200mila euro, per la precisione 207.609,86
euro (dati ufficiali UNMIG).
E’ sensato
mettere in moto un meccanismo così impattante per un’elemosina di questo tipo?
Le franchigie
(che sono annuali e non solo iniziali) consentono di esentare dal
pagamento di aliquote allo Stato le prime 50 mila tonnellate di petrolio
estratte in mare (20 mila in terraferma) e i primi 80 milioni di metri cubi di
gas in mare (25 a terra). Le molteplici
deduzioni sui costi garantite durante il periodo di prova inducono diverse compagnie
a cambiare spesso ragione sociale per poterne approfittare da capo. Il
carattere effimero di queste imprese viene evidenziato dal dato che dal 1949 le
181 società che hanno operato nella ricerca e coltivazione hanno cambiato
titolarità in media tre volte nel corso dell’affidamento.
Nel 2010
su 59 società operanti in Italia solo 5 pagavano royalties (ENI, Shell, Edison, Gas Plus Italiana ed
ENI/Mediterranea idrocarburi), nel 2014 solo 9. Guardacaso si tratta prevalentemente
dei grandi gruppi mentre la maggioranza di compagnie estere che operano
nell’Adriatico sono notevolmente più piccole, meno solide e meno attrezzate. La
MOG-Medoil Gas, presentatrice del progetto “Ombrina Mare”, nei 20 anni di
attività in Italia fino al 2012 non ha versato un centesimo di royalties.
Sul fronte
fiscale poi non esiste una specifica tassa sugli introiti derivanti dalla
vendita degli idrocarburi (come ad esempio la petroleum tax in
Inghilterra) ma vale la normativa generale vigente sulla quale peraltro si
applicano ulteriori agevolazioni.
Le compagnie,
in massima parte straniere, diventano proprietarie degli idrocarburi estratti e
poi immettono sul mercato libero internazionale i prodotti raffinati ai prezzi
correnti. Non c’è quindi nessuna possibilità di un intervento dello Stato
per incamerare i profitti, calmierare il mercato e quindi ridurre la bolletta
petrolifera.
Mentre i
guadagni si dirigono all’estero, gli scarti, l’inquinamento e le malattie
restano a noi.
5.
LA “BALLA” OCCUPAZIONALE E I DANNI PER L’ECONOMIA LOCALE
Smentiamo una
volta per tutte le leggende messe in giro da fonti “interessate” sui miracolosi
effetti occupazionali dell’industria estrattiva in Abruzzo e per estensione in
tutta Italia.
L’insieme
degli addetti all’estrazione, che lavora sul territorio e nel mare abruzzesi
fra tutte le concessioni, ammonta a un centinaio di “unità”, di cui poco più
della metà residenti in Regione. Negli ultimi 8 anni l’insieme delle
concessioni non solo non ha prodotto alcun nuovo posto di lavoro, ma ha più che
dimezzato gli impieghi iniziali. Tranne lo smaltimento dei rifiuti non
esiste alcuna attività economica indotta dalle concessioni in territorio
abruzzese
Considerando
che, attorno ad un pozzo a terra, ruota circa un centinaio di “unità”, fra
annessi e connessi, per meno di 6 mesi, tutto quello che si riuscirebbe ad ottenere
è il ritorno a casa di circa 200 degli abruzzesi sparsi altrove, senza un solo
posto di lavoro nuovo tranne il turn-over corrente.
In
mare, nel più eccelso ottimismo chietin-confindustriale, non s’andrebbe oltre i
2 “nuovi pozzi” l’anno, che riporterebbero forse a casa circa un altro
centinaio d’abruzzesi migranti.
Da
tutti i dati di cui si dispone e da quello che se ne può legittimamente
(tecnicamente) dedurre, possiamo dunque azzardare molto ragionevolmente la
conclusione che, acconsentendo alle pretese paradisiache dei petrolieri,
possiamo tutt’al più sperare di riportare a casa 200/300 nostri migranti, i cui
stipendi già sono comunque qua.
Nessuna
crescita, nessuno sviluppo, nessun mantenimento nemmeno!
Le
piattaforme in mare sono totalmente automatizzate, la nave FPSO prevede 15
uomini di equipaggio, dal
bilancio Medoil Gas del 2012 pubblicato su Internet si evince che la spesa per
gli addetti in tutta Italia ha corrisposto finora a meno di 20 posti di lavoro,
per la raffineria (“Centro Oli”) di Ortona la stessa ENI nei documenti
ufficiali indicava 14 persone impiegate a pieno regime. La ricaduta di
reddito nel territorio, a detta degli stessi progetti, è nulla
Ma
l’aspetto fondamentale è che questo tipo di attività estrattiva in mare
come a terra è alternativo e totalmente incompatibile con le principali
vocazioni economiche della Regione Abruzzo, basate su agricoltura di
qualità, produzioni viti-vinicole e olearie di caratura mondiale, pesca,
piccola e media industria manifatturiera ed artigianale, turismo e ricchezze paesaggistiche,
bellezze storiche e tradizioni culturali.
Gli interventi nel settore estrattivo causerebbero la perdita di
migliaia di posti di lavoro negli altri comparti, come calcolato da istituti ed associazioni
di categoria locali, portando ad una drastica riduzione del P.I.L regionale
e quindi ad un freno del diverso progetto di sviluppo che l’Abruzzo si è dato
da decenni dotandosi di proprie leggi ad hoc. Gli investimenti nel
settore agricolo-alimentare (dal quale deriva il 28% del PIL
regionale) e in quello turistico (dal quale proviene un altro 10% del
PIL), a parità di somma investita, creano posti di lavoro da 10 a 20 volte
maggiori; lo stesso rapporto si ha, scontata la crisi, nel manifatturiero.
Questi settori poi non producono aggravi per sanità, sicurezza e servizi
addizionali a fondo perduto alle finanze pubbliche, mentre è dimostrato che il
settore idrocarburi sta già da tempo producendo questi aggravi (basta
consultare le amministrazioni interessate).
Portiamo
come esempio la produzione di vino in Abruzzo che negli ultimi anni ha
avuto un exploit senza precedenti, con la crescita imponente delle
Cantine, della produzione e della qualità che ne sta decretando il successo
internazionale con il corollario positivo dell’aumento di investimenti
finanziari e di importanti ricadute occupazionali. Le aziende viti-vinicole non a caso sono in
prima fila per contrastare la deriva petrolifera che ne pregiudicherebbe
definitivamente qualsiasi possibilità non solo di crescita ma di esistenza
stessa, come dimostra il caso emblematico della Basilicata con decine di
produttori costretti a chiudere per le conseguenze delle attività estrattive e
di raffinazione.
In
particolare il progetto “Ombrina Mare” rappresenterebbe la pietra tombale
per lo sviluppo turistico ed economico dell’intera zona già impostato e
finanziato per tutt’altra prospettiva (Parco Nazionale della Costa Teatina
istituito nel 2001 ed in via di definizione, Via Verde della Costa dei
Trabocchi con pista ciclo-pedonale di 35 km., Siti di Interesse Comunitario ed
aree protette varie).
A causa della
presenza delle condotte sottomarine, della piattaforma e della nave FPSO, ci
sarà una zona di rispetto per la quale tra 1531 e 1624 ettari di mare
saranno interdetti alla navigazione, all’ancoraggio ed alla pesca (un
raggio di 500 metri per ogni singola struttura).
Ai petrolieri
piace affermare che le piattaforme costituiscono un ambiente protetto (!?!) che
attrae i pesci e ne favorisce il ripopolamento. Questo è vero, ma se la
piattaforma, come abbiamo evidenziato, è un luogo di sversamenti tossici in
mare, che pesce andremo ad ingerire?
Un’indagine del
Governo degli Stati Uniti del 1996 sui pesci delle piattaforme nel Golfo del
Messico ha stabilito che gli esemplari pescati nei dintorni delle
piattaforme avevano percentuali di mercurio 25 volte più alte di quelli presi
lontano. Il mercurio ha la caratteristica di bio-accumularsi nell’organismo,
ossia non si riesce ad espellerlo una volta ingerito. Le conseguenze
cliniche della tossicità da mercurio sull’uomo comprendono l’ipertensione,
la malattia coronarica, infarto miocardico, aritmie cardiache, ridotta
variabilità della frequenza cardiaca, aumento dello spessore della intima-media
della carotide e l’ostruzione dell’arteria carotidea, accidenti
cerebrovascolari, aterosclerosi generalizzata, disfunzione e insufficienza
renale, proteinuria.
I dati della Confesercenti
indicano come l’attuale comparto Turistico della Costa dei Trabocchi consti di
3000 aziende con 15.000 addetti ed un fatturato in costante aumento. Questi sono dati reali, concreti, già in
essere e non le cifre teoriche sparate dai petrolieri.
Dal rapporto
“Ecotour 2014” si evince come il turismo-natura, nonostante la crisi
economica, sia in continua crescita come numero di presenze e come fatturato soprattutto
nelle aree costiere. In Abruzzo c’è poi il valore aggiunto della possibile
sinergia con le zone interne ed i Parchi nazionali che sono un’ulteriore
attrattiva per i turisti sempre più in cerca di territori protetti e senza
stravolgimenti.
Solo nella
provincia di Chieti, incrociando i dati delle presenze con quello della spesa
media, il fatturato medio del mercato turistico nell’anno 2010 è stato tra i
100 e i 150 milioni di euro, mentre l’introito per la regione Abruzzo,
derivante dalle royalties del progetto “Ombrina Mare”, se mai verranno pagate
(circostanza non così certa visti i precedenti della società), sarebbero di soli
55 milioni per l’intero periodo di estrazione, meno di 3 milioni di euro
l’anno, secondo quanto dichiarato inizialmente dalla stessa Medoil Gas.
Il bike
tourism è anch’esso
in costante crescita. In
Trentino Alto Adige, dove la Regione ha puntato massicciamente sul
turismo-natura, solo la rete diffusa di piste ciclabili porta circa tre milioni
di presenze annue e una ricaduta di 85 milioni di euro.
Ai primi
di agosto 2015 è stato pubblicato dalla Provincia di Chieti il bando europeo
per un importo di 15 milioni e 271 mila euro destinati alla realizzazione
della pista ciclopedonale della “Via Verde della Costa dei Trabocchi”, di circa
40 Km ubicata sul tracciato ferroviario dismesso nel 2005 dalle Ferrovie
dello Stato in un ambito costiero di alta valenza ambientale, compreso tra
Ortona e Vasto Marina. I comuni direttamente interessati sono Ortona, San Vito
Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino e
Vasto.
Pensate
che ci sarebbe la stessa attrattiva con vista mare o con vista petrolio? Non è
possibile accettare comportamenti così schizofrenici che vorrebbero far
convivere tutto e il contrario di tutto. L’Abruzzo ha scelto da anni una
direzione ben precisa e non può sopportare che scelte inaccettabili calate
dall’alto vadano a stravolgere questo percorso. Non è possibile affiancare
alla pista ciclabile a terra e alla sequenza di suggestivi Trabocchi sulla
linea del mare le orrende piattaforme, i pozzi, le navi e le ciminiere fumanti
a qualche km. più in là.
Si tratta
di un vergognoso e inaudito scempio che mai e poi mai dovrà realizzarsi.
Basta volgere lo
sguardo alla sfortunata Basilicata, dove c’è la più alta concentrazione
di estrazione di idrocarburi, per capire i rischi che stiamo correndo se
andiamo in quella direzione.
Limitandoci all’esempio turistico e analizzando solo il
dato ISTAT degli agriturismi si evidenza con grande nitidezza che nel periodo
compreso tra gli anni 2003 e 2011 il numero di strutture ricettive agrituristiche
è in netta regressione, perdendo in termini assoluti ben 139 strutture. Questa
variazione in negativo si osserva solo ed esclusivamente in questa regione,
mentre in tutte le altre si verificano significativi aumenti
La presenza di
raffinerie rappresenta un serio ostacolo anche allo sviluppo industriale, come dimostra la vicenda della
“Sangro-Chimica” negli anni ’70. Nella domanda della FIAT al Ministero del
Bilancio e della Programmazione Economica per la realizzazione di uno
stabilimento in Val di Sangro (la futura “Sevel”) si dichiarava testualmente: “Peraltro
le caratteristiche delle lavorazioni che vengono effettuate nello Stabilimento,
con particolare riguardo alla verniciatura, richiedono che non vengano ubicate
nelle vicinanze, tenuto conto anche del regime dei venti, industrie che causino
inquinamenti atmosferici dannosi alle lavorazioni stesse, quali ad esempio raffinerie,
stabilimenti per la lavorazione di asfalti e bitumi, fonderie, cementerie,
concerie, industrie chimiche che scarichino rifiuti inquinanti ed emettano
esalazioni nocive ai sensi delle vigenti leggi, ecc.”.
Al di là dei diversi
giudizi storici sulle modalità dell’industrializzazione in Val di Sangro va
sottolineato con chiarezza che senza la battaglia vittoriosa contro la
“Sangro-Chimica” non ci sarebbe stato alcuno sviluppo in questo senso e
oggi ci troveremmo nelle condizioni di Gela, Priolo, Porto Marghera o Taranto a
piangere le vittime di quegli impianti.
6.I DANNI PER LA SALUTE E
L’AMBIENTE
Abbiamo già visto i
gravi danni per la salute umana e l’ambiente determinati dall’idrogeno
solforato e dalle altre innumervoli sostanze che verranno immesse in atmosfera
o riversate in mare durante l’attività di “Ombrina Mare”.
E’ ormai
l’intera Comunità internazionale che si sta mobilitando per abbassare
drasticamente le emissioni di gas serra in modo da mitigare i disastrosi
cambiamenti climatici in atto causati principalmente dalle fonti fossili come
petrolio e gas naturale.
Ai primi di giugno
2015 perfino le potenze mondiali del G7 si sono impegnate a dire basta, e
per sempre, ai combustibili fossili, rendendosi conto del disastro cui
andiamo incontro se non si ferma questa spirale autodistruttiva!
L’inquinamento
da polveri sottili e ultra-sottili provoca in Italia quasi ottomila morti
l’anno, 20 al giorno, con pesanti ricadute anche sul PIL nazionale visto che
costano 4,5 miliardi di euro tra assistenza medica e farmaceutica e giornate
lavorative perse.
L'Italia
è tra i Paesi europei in cui si registra la maggior percentuale di popolazione
urbana esposta ad elevate concentrazioni di sostanze inquinanti: oltre il 90%
per le polveri sottili e più del 50% per il biossido di azoto. Registriamo ogni
anno oltre 6.000 ricoveri per problemi cardiovascolari e respiratori e circa
65.000 casi di bronchite acuta e attacchi di asma concentrati in modo
particolare tra i giovani.
Accenniamo soltanto
ad un altro aspetto di sicura rilevanza che concerne i terremoti, evento
tragicamente attuale in Abruzzo. Diversi scienziati segnalano e mettono in
guardia sulla concreta possibilità che l’estrazione di idrocarburi in terra e
in mare contribuisca a scatenare movimenti tellurici particolarmente in
aree già sismiche come le nostre.
La riprova del
fatto che ci sia un legame tra terremoti e ricerca di gas e petrolio è
data dal recente caso olandese: il 14 aprile 2015 il Consiglio di Stato nazionale ha ordinato che il governo
interrompesse l'estrazione di metano nel villaggio di Loppersum, nella
provincia di Groningen, dove è localizzato il più grande campo di gas d'Europa.
La Corte è intervenuta per porre un freno alle centinaia di piccoli terremoti
che hanno causato seri danni agli edifici della regione. Exxon e Shell sono
state condannate a un risarcimento da 1,2 miliardi di
euro per i danni provocati a 30mila edifici della provincia.
Da noi c’è il caso
dell’Emilia Romagna che meriterebbe quantomeno un approfondimento.
7.
LA CHIESA CATTOLICA CONDANNA OMBRINA IN DIFESA DEL CREATO
Già nel luglio
2008 la CEAM – Conferenza Episcopale Abruzzese Molisana con il
documento “Una nuova sobrietà per abitare la terra” si era espressa “riguardo
alla nostra terra sempre più minacciata da uno sviluppo che di fatto non tiene
conto del peso che ha sull’ambiente in cui viviamo.”
Nell’ottobre
2012 i Vescovi rincarano la
dose e condannano senza mezzi termini la deriva petrolifera con il documento “Per
una Chiesa e una società custodi della terra d’Abruzzo e Molise”. Ecco il
testo integrale:
"Noi, Vescovi delle Chiese che sono in Abruzzo
e Molise, ancora una volta leviamo alta la voce per denunciare le
“ferite” delle nostre terre, minacciate da progetti di “sviluppo” che sono invero
segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno
la tutela della vita e la custodia del creato, dono di Dio e impegno
morale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Ci riferiamo, in particolar modo, ai progetti di sfruttamento
energetico, in particolar modo petrolifero, su cui ci siamo già pronunciati come
Conferenza episcopale regionale nel 2008 e, mediante l'intervento di alcuni di
noi o tramite gli uffici da noi delegati, in varie occasioni nel corso di
questi ultimi anni. In luogo di una vera “conversione” a progetti di crescita
sostenibile, in ascolto della voce dei territori e delle popolazioni di cui
abbiamo la cura pastorale, si confermano e si aggravano le scelte più rischiose
per la salute e il benessere di tutti. La stessa promessa di uno sviluppo
economico viene a cadere di fronte alla grave situazione economica e sociale,
ancora nel pieno della crisi che investe il nostro Paese e, in particolar modo,
la nostra Regione: con l’eventuale realizzazione dei progetti di
sfruttamento energetico non si sanerebbe la ferita della disoccupazione e della
recessione, si accrescerebbe il senso di abbandono e di sopraffazione che le
nostre genti percepiscono di fronte a chi esercita poteri decisionali, si
avanzerebbe nella spogliazione del nostro ambiente naturale e della nostra
economia agricola e turistica, in maniera irreversibile e irresponsabile.
Come afferma il recente documento della CEI in occasione della
7a giornata nazionale per la salvaguardia del Creato (“Educare alla custodia
del creato per sanare le ferite della terra”), noi non possiamo “dimenticare le
ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da
coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo
amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo
vorrebbe perenne, come perenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore di Dio e
si manifesta nella bellezza del creato, a noi affidato come dono e
responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario
anche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato” (n. 1). Questo
compito comune veda coinvolti tutti, in particolar modo coloro che, a livello
locale, regionale e nazionale, hanno ricevuto il mandato di governare lo
sviluppo del territorio, perché agiscano in nome del bene comune e non di una
singola parte, prestando ascolto al grido della nostra terra, del nostro mare,
del nostro cielo: in essi riconosciamo la presenza di Dio, come ci ricorda
il “Cantico delle creature” del santo patrono d'Italia Francesco d'Assisi.
Allora il nostro grido comune si muterà in canto di lode e di grazie, perché
consapevoli di aver realizzato un passo in avanti nella concordia tra noi e
quella parte della creazione che ci è stata affidata, per cui essere degni
della nostra chiamata più grande: “Beati gli operatori di pace, perché saranno
chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)".
I vescovi della CEAM (Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana)
Infine il nuovo documento anti Ombrina dell’agosto
2015:
Difendete la Vita e il Creato: tornate indietro sul “si” ad
Ombrina e alle trivellazioni nell'Adriatico!
Ho
appreso con dolore e indignazione la recente firma al decreto che autorizza
“Ombrina Mare” 2, l’immenso progetto di estrazione petrolifera al largo della
nostra “Costa dei Trabocchi”. In questi anni, ripetutamente e a vari livelli, a
nome della Chiesa locale ho espresso profonda preoccupazione per questi
progetti di sfruttamento petrolifero, raccogliendo l’accorato appello di tante
persone che hanno a cuore la salvaguardia del Creato e invitando con forza
coloro che hanno il dovere della difesa del bene comune a custodire l'ambiente
di vita dell'Abruzzo.
In
questi mesi segnali d'invito alla tutela del Creato, nostra “casa comune” da
coltivare e custodire,senzamai lasciarsi guidare dalla ricerca del profitto e
da logiche di sfruttamento a danno delle presenti e delle future generazioni,
sono giunte anche dalla Chiesa universale. Il prossimo 1° settembre 2015 la “Giornata
per la salvaguardia del Creato”, celebrata in Italia da tutte le Chiese
cristiane da ormai dieci anni, avrà carattere internazionale, evidenziando
sempre più l’importanza di questa sfida crescente per la stessa sopravvivenza
del pianeta e dell’umanità.
Nella
recente enciclica “Laudato Si'”, papa Francesco ha lanciato
un’appello perché sia accolta “la sfida urgente di proteggere la nostra casa
comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella
ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale […] È diventato urgente e
impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di
anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente,
ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia
rinnovabile” (cf. nn. 13; 26); lo stesso Papa, rivolgendosi a chi esercita il
potere politico, scrive che “è sempre
necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare
diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un
posto privilegiato gli abitanti del luogo, I quali si interrogano su ciò che
vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le
finalità che trascendono l’interesse economico immediato” (cf. n. 183).
Parole in continuità con il Magistero perenne della Chiesa in ambito sociale e
allo stesso tempo profetiche, perché sembrano descrivere perfettamente la
situazione della nostra terra e dell’opposizione ai progetti petroliferi come
Ombrina Mare 2 e, più in generale, al modello di sviluppo economico dominante.
Torno ad auspicare che la politica tutta, a partire dal
Parlamento e dal Governo, realizzi la svolta necessaria per rimettere la difesa
della vita umana e dell’ambiente naturale al centro del proprio agire, perché coloro che hanno a cuore il bene
comune s'impegnino a difendere questa meravigliosa terra, nostra casa comune.
Siete ancora in tempo! Fermate questa devastante deriva, tornate indietro
sul “si” a progetti come “Ombrina Mare” di queste settimane! In particolare, mi
rivolgo ai politici di estrazione cattolica,coloro che rendono pubblica la
loro fede cristiana e l’appartenenza alla Chiesa: essere cristiani non è una
bandiera da sventolare, ma uno stile di vita impegnativo,un compito permanente
e gravoso,per cui la fede non può essere ridotta ad una sorta di appartenenza
di comodo, ma deve esprimere l'orientamento e la forza che deve informare tutta
la propria azione politica, rivolta alla ricerca del bene comune, in cui
trovano spazio i più alti ideali e valori umani.
A
coloro che si stanno impegnando per il bene comune e per la salvaguardia del
Creato, del presente e del futuro dell’Abruzzo, dell’Adriatico e di tutte le
nostre terre, torno ad esprimere, tramite il mio ufficio, la vicinanza della
Chiesa e dei suoi Pastori e li invito a non arrendersi, a “camminare insieme”
sempre! Continuiamo ad essere espressione di democrazia reale e di amore
responsabile per i luoghi di cui siamo custodi, augurandoci di essere esempio
vivo di come contrastare non solo un’economia che uccide la vita e il futuro,
ma anche di una politica che ha smarrito il suo interesse per il bene comune e
per la costruzione di un ordine sociale fondato sulla giustizia e la pace.
d. Carmine Miccoli, responsabile Pastorale Sociale, Arcidiocesi di Lanciano-Ortona
L’amministratore
delegato di Rockhopper Sergio Morandi ha tentato invano, nel mese di
settembre 2015, di convincere la Chiesa cattolica sulla bontà dell’operazione,
ma il Presidente della CEAM Monsignor Tommaso Valentinetti ha
cordialmente respinto al mittente le argomentazioni favorevoli ribadendo la
ferma contrarietà al progetto “Ombrina Mare” con le seguenti parole: “Abbiamo ancora speranze
che il progetto di trivellazione sia revocabile e confidiamo di aver nuovamente
reinterpretato il pensiero della nostra gente e il dovere, umano e di
conseguenza cristiano, di salvaguardare l'ambiente e il bene pubblico e comune».
Con un richiamo finale alla politica locale duro e perentorio: “avevamo
anche strappato promesse dai politici locali in un convegno pubblico e ci
sembra giusto che tali impegni vengano mantenuti”.
Patti chiari giustizia lunga.
8.
IL VASTISSIMO SCHIERAMENTO ANTI-OMBRINA DI COMUNI, ENTI, ASSOCIAZIONI,
ORGANIZZAZIONI E ATTIVITA’ ECONOMICHE
Oltre alla
nettissima posizione della Chiesa cattolica c’è un fronte compatto molto ampio
che attraversa l’intera società abruzzese e che viene da lontano con le 50mila
firme raccolte nel 2010 da “Nuovo Senso Civico” insieme al “Comitato Abruzzese
Difesa Beni Comuni” per una petizione anti-petrolizzazione recepita anche
dalla Commissione Europea e che ha trovato i suoi massimi vertici espressivi nelle
due mega manifestazioni del 13 aprile 2013 a Pescara con 40 mila
partecipanti e del 23 maggio 2015 a Lanciano con 60 mila persone a
sfilare in corteo per ribadire la totale contrarietà di un intero popolo alla
deriva petrolchimica.
Mai in Italia
si era vista una mobilitazione così massiccia su questi temi: abbiamo scritto una pagina di storia importante
ma la parola fine dobbiamo ancora conquistarcela.
A titolo dimostrativo
segue l’elenco delle oltre 500 adesioni alla manifestazione “NO OMBRINA” del
23 maggio a Lanciano:
ENTI:
Comune di Lanciano (Ch)- Comune di Pescara (Pe)- Provincia di Chieti-
Provincia di Pescara- Regione Abruzzo- Assessorato all'ambiente Regione
Abruzzo- ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani Abruzzo- Comune di
Frisa (Ch)- Comune di Tollo (Ch)- Comune di Moscufo (Pe)- Comune di Città
Sant'Angelo (Pe)- Comune di Picciano (Pe)- Comune di Casoli (Ch)- Comune di
Loreto Aprutino (Pe)- Comune di Colledimacine (Ch)- Comune di Mozzagrogna (Ch)-
Comune di Elice (Pe)- Comune di Termoli (Cb)- Comune di Vasto (Ch)- Comune di
Alba Adriatica (Te)- Comune di Archi (Ch)- Comune di Collecorvino (Pe)- Comune
di Filetto (Ch)- Comune di Rocca San Giovanni (Ch)- Comune di Castel Frentano
(Ch)- Comune di Francavilla al Mare (Ch)- Comune di Paglieta (Ch)- Comune di
Ortona (Ch)- Comune di Roio del sangro (Ch)- Comune di Monteferrante (Ch)-
Comune di Spoltore (Pe)- Comune di Casalbordino (Ch)- Comune di Treglio (Ch)-
Comune di Torino di Sangro (Ch)- Comune di Bucchianico (Ch)- Comune di Atessa
(Ch)- Comune di Fossacesia (Ch)- Comune di Rougemont (Svizzera)- Comune di San
Vito Chietino (Ch)- Comune di Tortoreto (Te)- Comune di Mosciano Sant'Angelo
(Te)- Comune di Martinsicuro (Te)- Comune di Roseto degli Abruzzi (Te)- Comune
di Montesilvano (Pe)- Comune di Orsogna (Ch)- Comune di Penne (Pe)- Comune di
Altino (Ch)- Comune di San Buono (Ch)- Comune di Gessopalena (Ch)- Comune di
Castiglione Messer Marino (Ch)- Comune di Perano (CH)- Comune di
Civitaluparella (CH)- Comune di Bellante (TE)- Comune di Pineto (TE)- Comune di
Silvi (TE)- Comune di Casalincontrada (CH)- Comune di Furci (CH).
ASSOCIAZIONI E COMITATI:Zona 22 (S.Vito Chietino) –
Nuovo Senso Civico - Foro abruzzese dei movimenti per l'acqua - Lab61 (Lanciano) -Comitato No Petrolio
-Abruzzo Social Forum- Arci Abruzzo e Circoli aderenti- Stazione Ornitologica
Abruzzese Onlus –Anab/ Associazione Naturista Abruzzese- Peacelink Abruzzo-
Associazione Antimafie Rita Atria- Associazione Culturale Peppino Impastato-
Associazione Marelibero Pescara- Associazione Liberimedia- Abruzzo Beni Comuni-
Associazione Bed&Breakfast “Parco Majella Costa Trabocchi”-Pax Christi /
Punto Pace Pescara- Rete di Solidarietà con la Palestina e Pace nel
Mediterraneo Abruzzo e Molise- 3e32 / Casematte (L'Aquila)- Comitato No
Stoccaggio Gas (San Martino Sulla Marrucina)- Pescara Punto Zero- Officina del
Talento Pianella- Centro Internazionale Crocevia Ong- Nuovo Senso Civico Gruppo
Picciano- Comitato No Alla Centrale Termoelettrica (Picciano)- Azione Antifascista
Teramo- Associazione Abruzzo Possibile- Slow Food Abruzzo-Molise- Sinistra
Anticapitalista Abruzzo- Associazione Ripamare Onlus (Collecorvino)-
Associazione Aria Nuova per Francavilla- Sinistra Lavoro Abruzzo- Green Park-
Comitato Walkers Abruzzo- Coordinamento Comitati No Elettrodotto Abruzzo- Paese
Comune- Comitato No Terna di Sambuceto- Comitato quiete pubblica e ambiente
Pineto- SOS territorio Elice- Presidio di Libera Contro le Mafie di Chieti
" Melissa Bassi "- Associazione Valle del Foro Vacri- Associazione
culturale Labelladdormentata turismo responsabile ed escursioni in Abruzzo-
Associazione Terra- Lanciano Lab Onlus- Associazione culturale "Lu
Battaggion" di Picciano- Assemblea Permanente Primalepersone- Associazione
Amici di Punta Aderci di Vasto- Associazione Orsa Minore Sub Lanciano-
Movimento Agende Rosse gruppo "Falcone e Borsellino" Abruzzo-
Associazione di Atessa "La Città"- Artisti Aquilani
Onlus- Associazione Brucaliffo- Circolo culturale Chaickana Roseto degli
Abruzzi (Te)- Associazione “La città delle donne” Montesilvano- ANXAGAS gruppo
acquisto solidale Lanciano- Emergency Pescara- Ironbikers MTB Lanciano-
Organizzazione non governativa Identities (Ch)- Associazione "La
Filarmonica di Moscufo"- L'altracitta' Montesilvano- TeatriOFFesi-
Fondazione Lorenzo Milani Onlus Termoli- Associazione Culturale Movimentazioni
Pescara- CAST (Comitato Ambiente Salute e Territorio)- Mountain Wilderness
Abruzzo- Ortona Live- Centro Studi Alto Vastese e Valle del Trigno- Comitato
C.A.S.E. di Ortona- Kabawil-El Otro Soy Yo-Abruzzo- Proloco di Torricella
Peligna- Associazione Deposito Dei Segni Onlus- Comitato Marsicano No
Powercrop- Associazione Fuoriluogo di Santa Lucia di Collecorvino-"Il
tesoro di Tatua" di Lanciano (Centro regionale di ricerca e produzione -
Cantiere Stabile Delle Arti)- Collettivo di Azione Territoriale di Torrebruna
(Ch)- Codici Lanciano -Centro per i Diritti del Cittadino- Costituente del
Parco della Costa Teatina- L'Altritalia Associazione culturale- Associazione
culturale Talenti e Territori- Associazione "Lu Sole Allavate"-
Associazione musicale Anemamè- Management del Dolore Post Operatorio-
Percezione Sesto Senso- Complesso Bandistico Città di Picciano- Associazione
Musicale "Il Paesedellamusica" Lanciano- Associazione Musicale
"Solaris Art Studio" Lanciano- Associazione Onlus
"Accordiversi" Lanciano- Associazione Culturale "Il Piccolo
Resto" Lanciano- Associazione Culturale "La Pecora Nera"
Lanciano- Associazione Culturale "Il Teatro dei Calzolari" Lanciano-
Associazione Musicale "La Chitarra di Massimo" Lanciano- Rete di
Associazioni culturali Artisti per il Matta - Ex - Mattatoio Pescara- A.S.D.
Bivio Calcio (Società di calcio dilettantistico) di Pianella- ACLI circolo di
Lanciano- Comitato cittadino per la tutela del territorio di Vasto-
Associazione di cultura ambientale Nuovo Saline- Pro Loco di Treglio-
Associazione culturale Arena7 di Lanciano- Associazione Malamente- Associazione
Teramo 3.0 - Società Civile Attiva- Pastorale Sociale Arcidiocesi di
Lanciano-Ortona- Istituto Abruzzese Aree Protette- Comitato Oltre il Gazebo -
No Filovia – Pescara- Comitato Stop al Cemento (Pescara)- A.s.d. Polisportiva
Arrembaggio (San Vito Chietino)- Associazione Vita Indipendente Abruzzo Onlus-
Associazione I Colori del Territorio di Spoltore- Auser Volontariato Lanciano-
Associazione " Il Nibbio - Pro-Natura " Alto Sangro-Altopiano delle
5Miglia- Unione Nazionale Consumatori Delegazione di Lanciano- Movimento Civico
Progetto Lanciano- Write Club Sulmona- Gruppo Fratino Vasto- Udu L'Aquila- Udu
Teramo- 360 Gradi Chieti- ANPI Atessa- Comitato la Difesa - Associazione A
Monte- Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio Onlus- Comitati
cittadini per l'ambiente di Sulmona- Associazione Ilaria Rambaldi Onlus- Pro
Loco Lanciano- Associazione Culturale Giako Lanciano- Associazione Culturale
Frentana – Lanciano- Associazione Nuovo Lanciano- AGESCI Abruzzo-Associazione
Culturale EMEIS di Lanciano- Lav, Lega Anti Vivisezione, Pescara- Associazione
Quattro zampe Lanciano- Unione Nazionale Consumatori Delegazione di Lanciano-
A.S.D. Podisti Frentani- A.s.d Volleyball Lanciano- Consulta Giovanile di
Vasto- Area marina protetta Torre del Cerrano- Associazione Apicoltori
professionisti d'Abruzzo- GAS_Vasto- Associazione Culturale Social Photography
Street 6212 di Lanciano- Associazione Culturale "Puntidisvista?"-
Club Alpino Italiano sez. Di Lanciano- CAI Abruzzo- Azzurra Basket – Lanciano
ASD Open Move Parkur Academy – Lanciano- ASD
Pallacanestro Lanciano- FotoCineClub Frentano – Lanciano- VastoScienza, Centro
Culturale di Scienza e Arte- Associazione Donne “ I Colori Dell’iride “
Lanciano- Riserva Naturale Regionale "Lecceta di Torino di Sangro"-
Oasi WWF - Riserva Naturale Regionale "Lago di Serranella"-
Cooperativa TERRACOSTE, gestore della Riserva Naturale Regionale "Lecceta
di Torino di Sangro"- COGECSTRE Soc. Coop. (Riserva Punta Aderci Vasto).-
Associazione Inachis ONLUS- Aps La Galina Caminante- Unione Culturale
Filatelica Anxanum- Associazione Amici della Musica "FEDELE FENAROLI”-
Associazione Chieti nuova 3 febbraio- Associazione Centro Yoga Namastè - Gioia
dei Marsi (AQ)
Università 'Vincenzo Bellisario' del conoscere in
ogni età di Lanciano- Associazione Glemad Eventi- MAU (movimento per Atessa
unita)- Abruzzo civico- EVA, eco villaggio autocostruito, Pescomaggiore (Aq)-
MISA a.p.s. Pescomaggiore (Aq)- L.I.D.A (lega italiana diritti degli animali)
sezione Ortona- Presidio di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
, di Chieti- Ecologisti Democratici Abruzzo- Associazione Culturale Enrico
Berlinguer - Regione Abruzzo
Associazione culturale “Gli Amici di Peppino” di
Moscufo (Pe)- Associazione di volontariato onlus Erga Omnes di Chieti- Centro
di Servizio per il Volontariato della provincia di Chieti (CSVCH)
Forum Terzo Setttore Abruzzo- Associazione amici
degli animali onlus (As.A.d.A.)- Centro documentazione delle case di terra
organizzazione no profit di Casalincontrada- Italia Nostra Abruzzo- CIPA ONLUS
- Centro di Informazione Prevenzione e Accoglienza di Ortona (CH)- Protezione
civile di Archi- Associazione Cittadini Zibido San Giacomo- Centro Parchi
Internazionale - Comitato Parchi Nazionali - Centro Studi Ecologici
Appenninici- Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus Pescara- Associazione
Ambientalista "ORSA Pro Natura Peligna"- Associazione Culturale
Buendia Francavilla- Periodico PrimoFoglio Francavilla- Associazione WINTERLINE
ASD- Associazione Volontari di Protezione Civile del comune di Perano-
L'Acchiappanuvole snc di Valentina Frattura e Francesca Staniscia – Lanciano-
Ciclisti Anonimi Pescaresi- Critical Mass Pescara- Associazione culturale Maja
di Lanciano- Associazione culturale A.R.I.A. (amici riuniti in arte) con sede
in via San Pietro ad Ari (CH) - Centro di iniziativa democratica degli
insegnanti CIDI _Pescara- Touring Club Italiano, Club di territorio di
Pescara-Chieti- Parco Eremo dannunziano, centro studi di letteratura, storia,
arte, natura e cultura- Coordinamento Interregionale Abruzzo-Molise della
Federazione nazionale Società di San Vincenzo de Paoli ONLUS- MIRAL Associazione
di promozione sociale Lanciano- Associazione di cultura ambientale Nuovo
Saline- Italia Nostra L'Aquila- Associazione FIAB Pescara Bici,
Associazione cicloambientalista- Associazione JOSEPH- Lupi della Majella,
Gruppo di musica tradizionale abruzzese- Sentiero con papà ONLUS- Associazione
culturale ARTS VIBES- "Coordinamento associazioni ambientaliste regionali:
No Petrolio - Si Parco della Costa Teatina":
Legambiente /
WWF / Lipu / Italia Nostra / F.A.I. – Fondo Ambiente Italiano Regione Abruzzo
con le delegazioni di Lanciano, Vasto, Chieti, Pescara, Teramo e L’Aquila.
ASSOCIAZIONI NAZIONALI: Coordinamento Nazionale No
Triv- A Sud Onlus- Associazione
Nazionale Net Left- Federazione nazionale Pro Natura- Foro italiano dei
movimenti per l'acqua- Associazione Nazionale "Psichiatria
Democratica"- Greenpeace Italia- F.A.I Italia (Fondo Ambiente Italiano)-
Associazione Ambientalista Marevivo- Associazione Studi Ornitologici Italia
Meridionale onlus.
ASSOCIAZIONI E COMITATI DALLE ALTRE REGIONI: Rap- Molise Rete per
l'autorganizzazione popolare- Liberatermoli - Movimento Civico- F.A.I.
Regione Puglia- F.A.I. Delegazione Provinciale Foggia- Associazione no profit
Janelas Ozieri (Sardegna)-Movimento Salviamo le Apuane- Circolo culturale AmbienteScienze
(Cremona)- Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia- Coordinamento No
Triv Lombardia- Laboratorio Politico Iskra (Napoli)-
Civico Movimento Politico per Bojano e l'area
matesina (CB)- Centri Sociali Marche- Spazio Comune Autogestito TNT Jesi- Associazione
Ya Basta Marche- Spazio Autogestito "Arvultura" Senigallia- Officina
Popolare "Jolly Roger" Civitanova Marche- Centro Sociale "Asilo
Politico" Ancona- Associazione "Falkatraz" Falconara
Marittima- Ambasciata dei Diritti Marche- Centro Sociale Sisma – Macerata-
Laboratorio Sociale Fabbri - Fabriano (An)- Spazio Autogestito Grizzly - Fano
(Pu)- Squola spa - Pergola (Pu)- Centro sociale TPO Bologna- Labas Bologna-
Csoa La strada, Roma- Movimento No Tav- Comitato No Tav Bagnaria (Friuli). Art
Lab Parma- Campi Aperti Bologna- Comitato Alternativa Sostenibile Area
Metropolitana di Roma-Prenestina-Casilina
Mezzocannone Occupato Napoli- Insurgencia Napoli-
Stop Biocidio Campania- Rete Commons Campania- Comitato No Grandi Navi Venezia-
Coordinamento dei comitati NoMuos- Comitato per la Tutela del Mare del Gargano-
il dialogo - Periodico di Monteforte Irpino (AV)- Rete R.A.S.P.A. (Rete
Associazioni Sibaritide Pollino per l'Autotutela) Puglia- Comitati No tap No
carbone Puglia
Associazione Lucanapa (Potenza)- Comitato Soccavo
Napoli- Taranto Antifascista- Csoa sans papiers Roma- Scup sport e cultura
popolare Roma- RadioSonar.net Roma- C.P.S. La Resistenza Ferrara- Coordinamento
No Triv Irpinia- La Ola, Organizzazione lucana ambientalista- Bancarotta 2.0 -
Lido Pola Liberato Bagnoli Napoli- Rete NO Expo- Rete della conoscenza, Network
dei soggetti in Formazione.
ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA, COOPERATIVE,
ORGANI DI INFORMAZIONE, ATTIVITA' COMMERCIALI: Codacons Chieti- Ascom
Abruzzo- Confesercenti Abruzzo- Confesercenti Prov.le Chieti- Fiba reg.
Abruzzo- Fiba prov. di Chieti- Bellandare Travel Tour operator Incoming
Abruzzo- Agriturismo Rifugiomare- Bed and Breakfast Don Pasquale (Picciano)-
Azienda Agricola biologica “Lu Cavaliere” Roseto degli abruzzi (Te)- Azienda
agricola biologica "Cirulli Daniela"- Cooperativa Sociale Aida
(Lanciano)- B&B Azzurro Mare- Agenzia Viaggi Maradhoo
(Lanciano)- Operatori Intour (Lanciano)- Abracadabra Coop. Sociale Onlus
(Sassari)- Agenzia Giornalistica Economica d'Abruzzo- Abruzzolive.tv -G.I.T.
Abruzzo di Banca Popolare Etica- "Nonno Romano- Salumi e
Formaggi"- Agenzia Viaggi Mister Holiday Vasto-Cupello- Bottega Il
Mandorlo (Pe)- Book Caffè Primo Moroni (Pe)- Hg news- Il giornale "Il
Martello del Fucino" Pescina- F.i.a.i.p.(Federazione agenti immobiliari
professionali) -collegio prov. di Teramo- Hotel Sole-Montesilvano- Associazione
AlberghiAmo (Alberghi Montesilvano)
Punto Ecologico- Copagri Abruzzo- Ecopy di Davide
Torriero (Lanciano)- MU – Libreria e Studio di design della comunicazione
(Lanciano)- Cooperativa Sociale Samidad Onlus sede Lanciano- Legacoop Abruzzo
sede Pescara- Clinica Veterinaria San Francesco, Lanciano- Ambulatorio
Veterinario dr.Michele D'Attilio- Azienda Apistica Mielu' Lanciano- Libreria
D’Ovidio – Lanciano- Gaia Ambiente Soc. Cooperativa Sociale Onlus- EquAzioni,
la bottega del commercio Equo di Lanciano- Connect Abruzzo- Cooperativa
Agricola Moderna Oleificio Sociale Torino di Sangro
Oleificio Di Giulio Angelomaria di Paglieta-
Cittanet, network di informazione locale: Lancianonews.net, Ortonanotizie.net,
Pescaranews.net, Histonium.net, Sansalvo.net, Iltrigno.net, Majellaventino.net-
Cooperativa Sociale Daphne - Anversa degli Abruzzi (AQ)- "Maggiociondolo-
Supermercato Biologico" di Pescara- Casa Editrice D'abruzzo -
Edizioni Menabo- Azienda Agricola Ludovico (Aq)- Azienda agricola Fontefico,
Vasto- La Tenuta Bed Breakfast (Mozzagrogna)- Sanifarma Dr.D'Ercole - Sanitaria
Ortopedia Ausili per disabili- ECOCIBIAMO negozio biologico Montesilvano- Soc. Coop.
TENDA DEI POPOLI (Commercio equosolidale)- BIENNALE HABITAT Network
Internazionale "Adriatico & Ionio Patrimonio dell'Umanità!"-
HABITAT WORLD Impresa sociale Giovinazzo (BA)- Libreria On The Road di
Montesilvano(PE)
JMOTION Comunicazione Pubblicitaria Produzione
Cinematografica Chieti Scalo (CH)- Abruzzo Parks- Consiglio dell'ordine degli
avvocati di Lanciano- Radio Popolare Network- Radio Città Pescara- Casa
Editrice “Rocco Carabba”- Gruppo Piccola pesca di Vasto Marina .
CANTINE: Cantina Frentana Rocca San
Giovanni (Ch)- Cantina San Giacomo di Rocca San Giovanni(Ch)- Cantina Tollo
(Ch)- Soc.Cop.Agr. Produttori Riuniti Pian di Mare- Consorzio di cantine CITRA
(Ch)- Cantina Sociale "Madonna di Loreto" di Torino di Sangro (Ch)-
Cantina Colle Frisio (Frisa)- Cantina Eredi Legonziano (S.C.A) di Lanciano-
CAsal Thaulero- Cantine Maligni (CH)- Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo (CH)-
TRABOCCHI: Trabocco Punta Cavalluccio- Trabocco Pesce
Palombo- Trabocco Punta Isolata- Trabocco Cungarelle- Trabocco Punta Rocciosa-
Trabocco Punta Punciosa- Trabocco Punta Tufano- Trabocco Punta Fornace.
SINDACATI E PARTITI: Confederazione Cobas
Pescara-Chieti - Confederazione Cobas Nazionale- CGIL Abruzzo-
Camera del Lavoro CGIL Pescara - Fiom Cgil Regionale Abruzzo- Fiom Cgil
nazionale- Filt-Cgil Abruzzo- Slai Cobas Coordinamento di Chieti- Slai
Cobas Coordinamento di Termoli e Campobasso- Usb Coordinamento di Chieti-
SEL Lanciano- SEL Abruzzo- SEL nazionale- Federazione
Provinciale Sinistra Ecologia Liberta' Chieti- Sinistra Ecologia Libertà -
Federazione di Teramo- Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea
Abruzzo- Rifondazione Comunista nazionale- Movimento 5 Stelle
Pescara - Città S.Angelo 5 stelle- Gruppo Cinque Stelle San Vito
Chietino- Teramo 5 Stelle- Giulianova Movimento 5 Stelle
Roseto e dintorni a 5 Stelle- Giovani
Comuniste/i Abruzzo- L'Altra Europa per Tsipras – Italia- Amici Beppe Grillo
Lanciano- Associazione Amici di Beppe Grillo Roseto- Gruppo consigliare San
Vito Bene Comune- Movimento 5 Stelle di Ortona- Lista civica "Prospettiva
Comune"- Movimento 5 Stelle Abruzzo- Movimento Pineto PartecipAttiva- PCL
- Partito Comunista dei Lavoratori Abruzzo- Gruppo Consiliare Progetto
Miglianico- Movimento 5 Stelle Chieti- Partito Democratico di Montesilvano-
Movimento 5 Stelle- Green Italia- La Città Futura Senigallia- Azione Civile
Teramo- L'Aquila che Vogliamo- Appello per L'Aquila- Italia dei Valori
Segreteria Nazionale- Gruppo consiliare comunale 'Guardiagrele bene in comune'-
Movimento 5 stelle Montesilvano- Francavilla Cinquestelle- Partito Democratico
Atessa.
SINGOLI: Antonio Carrara, presidente
del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise-
Dario Febbo, direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise-
Guido Viale- Salvo Vitale- Domenico Pettinari, Consigliere Regionale del M5S-
Don Carmine Miccoli, Pastorale Sociale, Arcidiocesi di
Lanciano-Ortona- Lorenzo Carrozza, Assistente parlamentare Massimo De Rosa,
Vice Presidente VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici- Fabrizio
Papponetti e Giovina Catia Mattioli, consiglieri comunali Miglianico- Cons.
Riccardo Mercante, Capogruppo Gruppo Consiliare M5S- Gianluca Vacca, Movimento
5 Stelle- Eleonora Forenza, parlamentare europea L'Altra Europa con Tsipras-
Maurizio Acerbo, segreteria nazionale Rifondazione Comunista- Simone Ceresoni,
assessore all'Urbanistica di Senigallia- Simona Petaccia, giornalista- Arch.
Giuseppe Di Pangrazio, Presidente del Consiglio Regionale dell'Abruzzo-
Daniela Santroni , consigliere comunale Pescara- Ivano Martelli,
consigliere comunale Pescara- Giovanni di Iacovo, assessore comune di Pescara-
Patrizio Marino, consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà di Ortona-
Filiberto Zaratti, deputato Sel- Adriano Zaccagnini, deputato Sel- Serena Pellegrino,
deputato Sel- Gianni Melilla, deputato Sel- Arturo Scotto, capogruppo
parlamentare Sel- Nichi Vendola, presidente nazionale Sel- Alex Caporale,
Consigliere Gruppo misto Comune di Lanciano-
Anna Suriani Assessore alle Politiche Sociali e
Giovanili Comune di Vasto- Marco Di Nicolantonio, consigliere comunale del
Comune di Torre de' Passeri(PE).
9.
ANCHE I SOSTENITORI DEL PETROLIO RITENGONO INSENSATO TRIVELLARE L’ADRIATICO: LE
DICHIARAZIONI DI LEONARDO MAUGERI (EX ALTO DIRIGENTE ENI)
Forti perplessità sulla
strategia delle trivellazioni in Adriatico e complessivamente nei mari italiani
provengono dagli stessi ambienti favorevoli al petrolio.
Riportiamo per
tutti le dichiarazioni di Leonardo Maugeri, uno dei massimi
esperti mondiali di energia, ex alto dirigente ENI dal 1994 al 2011 dove ha
ricoperto l’incarico di direttore delle strategie e attualmente docente ad
Harvard e consulente del Presidente Obama.
In generale sui
benefici occupazionali afferma: < L’industria del petrolio non è ad alta intensità di lavoro.>
Poi nel caso
specifico delle trivellazioni nel mare italiano prende una posizione contraria
molto netta e mette in guardia sui seri rischi a cui si va incontro:
<In Italia
ci sono tanti piccoli giacimenti non solo nell’Adriatico ma anche al largo
della Sicilia e in altre parti. Lo sviluppo di quei giacimenti sarebbe un
accanimento terapeutico contro l’ambiente.>
E ancora:
<Sono
contrario alle micro piattaforme un po’ ovunque. Faccio un monito a tutti
quelli che si occupano di questa materia: vedo comparire nottetempo imprese
petrolifere strane, ma se un domani una di queste micro aziende fa un danno in
Italia, chi è che paga quel danno? Allora chiederei a tutti quelli che
vogliono partecipare all’esplorazione ed all’eventuale sviluppo in Italia di
versare una fidejussione a garanzia di futuri danni. Si vedrà che già in quel
momento il 90% di queste imprese scompare.>
(dall’intervista
alla trasmissione “Petrolio” di RAI 1 del 28 aprile 2015)
Dal che si evidenzia
la totale irrazionalità e l’alto rischio di operazioni come quella di “Ombrina
Mare” che anche gli intellettualmente onesti sostenitori del petrolio
riconoscono come assurde, pericolose e prive di alcun tipo di ricaduta
positiva.
Se lo dicono loro...
10.
L’ITER LEGISLATIVO E AMMINISTRATIVO. LE “OSSERVAZIONI” AL PROGETTO E
L’IMBARAZZANTE DECRETO AUTORIZZATIVO.
Mentre ci
raccontavano la favoletta dell’Abruzzo “Regione verde d’Europa”, definizione
inserita anche nello Statuto regionale all’art.9, i vari governi centrali lavoravano
in senso diametralmente opposto con l’obiettivo conclamato di trasformare l’intero
Abruzzo, che ha parchi su oltre il 30% del suo territorio, in distretto
minerario-petrolchimico.
Così mentre ci
attrezzavamo con leggi, progetti, relizzazioni e prospettive di lunga durata
per andare nella direzione scelta, dai palazza romani partiva il sabotaggio
scientifico senza distinzioni di schieramento politico e nella quasi totale
indifferenza e inerzia dei nostri rappresentanti locali al Parlamento.
Il
25 giugno 2008 il Governo Berlusconi emana il Decreto Legge n.112 che,
all’art. 8, dispone la “legge obiettivo per lo sfruttamento di giacimenti di
idrocarburi” sulla base della quale, scavalcando qualsiasi volontà politica
regionale, l’Abruzzo viene classificato ufficialmente “regione mineraria” (Claudio
Scajola Ministro per lo Sviluppo Economico).
Passando dalla
destra ai cosiddetti “tecnici” la musica non cambia.
Il Governo
Monti fa ancora di più: con l’ineffabile Ministro per lo Sviluppo Economico
Corrado Passera rimette in gioco concessioni petrolifere che erano state
cancellate dal Decreto Prestigiacomo che, a seguito del disastro nel Golfo del
Messico, aveva stabilito in 12 miglia dalla costa il limite per il divieto di
trivellazioni in mare. Sulla base di quel provvedimento anche “Ombrina Mare”
nel 2010 era stata neutralizzata, ma evidentemente la madre dei petrolieri è
sempre incinta e così con l’art.35 del “Decreto sviluppo” 83/2012
vengono riattivate le procedure per la sua realizzazione. E così dobbiamo
dire grazie ai “salvatori della Patria” Mario Monti e Corrado Passera se ci
toccherà la condanna di “Ombrina”. Ma questa soddisfazione non gliela
daremo mai.
A futura memoria
il Ministro dell’Ambiente di quel governo era Corrado Clini, in
precedenza da sempre “signore” del dicastero nelle vesti di alto
dirigente, che guardacaso fu arrestato con l’accusa di corruzione. Di lui si
ricorderanno sempre le clamorose lettere di ringraziamento “per la piena
collaborazione data” inviategli da alcune compagnie petrolifere. Per quali
“particolari servigi” non è dato sapere…
Non contenti di
questo i super tecnici nella “Strategia Energetica Nazionale” del marzo 2013
alla sezione dedicata agli idrocarburi ribadiscono la deriva
petrolchimica della nostra Regione e, dopo aver detto che “l’Italia ha
importanti risorse nazionali di idrocarburi potenzialmente sfruttabili
soprattutto al Sud” stabiliscono che “In particolare 5 zone in Italia
offrono un elevato potenziale di sviluppo: la Val Padana, l’Alto Adriatico, l’Abruzzo,
la Basilicata e il Canale di Sicilia”.
Come si sia
arricchito il Sud con il petrolio lo abbiamo potuto verificare bene in questi
anni in terra di Basilicata, il cosiddetto “Texas d’Italia”, che con la più alta produzione di idrocarburi e la
raffineria più grande d’Europa a Viggiano mantiene i livelli più bassi di PIL
di tutto il Continente. Per non parlare di malattie, tumori, depauperamento
generale di agricoltura ed economie locali, quelli sì in continua e
indesiderata crescita!
Infine con il
Governo Renzi e la cosiddetta sinistra al potere si arriva al trionfo di
trivelle e petrolieri.
L’emblema di
questo approdo è la legge “Sblocca Italia” del 2014 che all’art.38
dichiara: “le attivita' di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi
e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere di
interesse strategico e sono di pubblica utilita', urgenti e indifferibili. I
relativi titoli abilitativi comprendono pertanto la dichiarazione di pubblica
utilita', indifferibilita' ed urgenza dell'opera e l'apposizione del vincolo
preordinato all'esproprio dei beni in essa compresi.”
Questa discutibilissima
legge, attribuendo un carattere strategico alle concessioni di ricerca e
sfruttamento di idrocarburi (e non ad esempio alla produzione di vino e olio
che crea davvero ricchezza diffusa e stabile), semplifica gli iter
autorizzativi rilasciando un titolo concessorio unico, toglie potere alle
regioni con le procedure VIA (Valutazione Impatto Ambientale) che diventano
competenza del Ministero dell’Ambiente e prolunga i tempi delle concessioni con
proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni.
Non
prevedendo la necessità di “forti intese” tra Stato e Regioni l’art.38 dello
“Sblocca Italia” non rispetta il vigente titolo V della Costituzione Italiana.
Le innumerevoli “Osservazioni”
presentate al progetto “Ombrina Mare”, che veniva indicato come non
definitivo dalla stessa società proponente ma che nonostante ciò è stato
incredibilmente approvato benchè si riconosca nel decreto autorizzativo questo
carattere preliminare, hanno messo in evidenza le innumerevoli incongruenze,
le mancanze evidenti e addirittura lo sconfinamento fuori norme vigenti di
molte sue parti.
I requisiti di
“Progetto Definitivo” sono stabiliti dalla Legge (ad es. art. 93 Dlgs 163/2006)
e non dalle arbitrarie “sensazioni di sufficienza” dei membri di una
Commissione (la V.I.A. nazionale) tra l’altro sciolta dallo stesso Ministro per
presunte illeggittimità.
Analoga considerazione
va fatta nei confronti del decreto autorizzativo n°172 del 7 agosto 2015
del Ministero dell’Ambiente di concerto col Ministero delle Attività Culturali
che si caratterizza per incompletezza, inconsistenza, contraddittorietà e
abuso di competenze. Il Decreto ha
espresso una “Compatibilità Ambientale” a una mera ipotesi progettuale
“preliminare” (e non all’obbligatorio “progetto definitivo”) senza collocarla
nelle pertinenti procedure e in violazione delle connesse competenze e
prerogative.
Clamoroso il caso
del “Quadro Riassuntivo delle Emissioni” illeggittimamente dedotto da “impianti
simili” che, o per tipologia o per dimensioni, dichiaratamente simili non
sono e dunque non vengono nemmeno indicati. Inquietante poi l’aspetto della
sicurezza perchè in virtù delle illeggittime e inattuabili prescrizioni di
facciata, che non tutelano niente e nessuno, il decreto 172 dà, con grave e
superficiale pervicacia, un consenso ad un complesso di strutture ad alto
rischio che non ha in origine, e a cui non ci sarà modo di far avere in futuro,
alcun piano o sistema di gestione della sicurezza. Ovvero, in tema di
sicurezza, ben due ministri hanno firmato un decreto che autorizza un progetto
alla deriva e allo sbando e che non conosce e non fa conoscere i rischi a cui
va incontro!
UN DISASTRO
ANNUNCIATO CHE ATTENDE SOLO DI ACCADERE!
E’ su questi evidentissimi
aspetti che faremo leva per far valere le nostre ragioni e soprattutto per
garantire il pieno rispetto della Legge.
11. IL FUTURO E’ FUORI DAL
PETROLIO E DALLE FONTI FOSSILI
L’Italia ha il
primato europeo della biodiversità per numero di specie e sistemi ecologici, è
ai vertici nel mondo per le esportazioni agricole di qualità, ha il primato
della concentrazione di beni artistici e culturali con il maggior numero
mondiale di siti Unesco e rappresenta una delle maggiori mete turistiche. Per
non parlare del comparto eno-gastronomico, dell’artigianato e della
manifattura.
Questo è il nostro
petrolio dolce, la nostra ricchezza. Questo è il vero interesse strategico
nazionale, non andare a sforacchiare in terra e in mare per ricavarne quantità
ininfluenti di idrocarburi spesso di scarsissima qualità, inquinanti e deleteri
per le pesanti alterazioni del clima che provocano.
Qui di seguito
pubblichiamo il testo integrale dell’appello inviato a Renzi il 16 ottobre
2014 da un nutrito gruppo di qualificati scienziati, docenti e ricercatori che
contestano puntualmente la Strategia Energetica Nazionale dell’attuale
Governo Italiano.
Testo nel quale ci
riconosciamo pienamente.
e, p.c.,
al Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi
al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gianluca Galletti
al Ministro dell’Economia e Finanze, Pietro Carlo Padoan
al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin
al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini
Lettera
Aperta
La Strategia Energetica Nazionale
Caro
Presidente,
siamo
un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di ricerca di
Bologna. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana
consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere
di esprimere la nostra opinione sulla crisi energetica e sul modo di uscirne.
Definire le linee di indirizzo per una valida Strategia Energetica Nazionale è un problema complesso, che deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse: scientifica, economica, sociale, ambientale e culturale. I punti fondamentali dai quali non si può prescindere sono i seguenti:
Definire le linee di indirizzo per una valida Strategia Energetica Nazionale è un problema complesso, che deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse: scientifica, economica, sociale, ambientale e culturale. I punti fondamentali dai quali non si può prescindere sono i seguenti:
1) E’
necessario ridurre il consumo di energia, obiettivo che deve essere
perseguito mediante un aumento dell’efficienza energetica e, ancor più, con la
creazione di una cultura della parsimonia, principio di fondamentale
importanza per vivere in un mondo che ha risorse limitate.
2) La
fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente
per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli impatti dei
cambiamenti climatici. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che
importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica
del nostro Paese da altre nazioni.
3) E’
necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti
energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti,
inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per
l’ambiente, capaci di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace.
4) Le
energie rinnovabili non sono più una fonte marginale di energia, come molti
vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su
scala mondiale e il 40% in Italia, dove il fotovoltaico da solo genera
energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari.
5) La
transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta già avvenendo
in tutti i Paesi del mondo. In particolare, l’Unione Europea ha messo
in atto una strategia basata sui punti sopra elencati (il Pacchetto Clima
Energia 20 20 20, l’Energy Roadmap 2050).
L’Italia
non ha carbone, ha pochissimo petrolio e gas, non ha uranio, ma ha tanto sole e
le tecnologie solari altro non sono che industria manifatturiera, un settore
dove il nostro Paese è sempre stato all’avanguardia. Sviluppando le energie
rinnovabili e le tecnologie ad esse collegate il nostro Paese ha un’occasione
straordinaria per trarre vantaggi in termini economici (sviluppo occupazionale)
e ambientali dalla transizione energetica in atto.
Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada. In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38 facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione delle residue, marginali riserve di petrolio e gas in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia.
Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada. In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38 facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione delle residue, marginali riserve di petrolio e gas in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia.
Il
decreto attribuisce un carattere strategico alle concessioni di ricerca e
sfruttamento di idrocarburi, semplifica gli iter autorizzativi, toglie potere
alle regioni e prolunga i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero
arrivare fino a 50 anni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler
ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che
le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti,
potrebbero addirittura compromettere un’enorme fonte di ricchezza certa per
l’economia nazionale: il turismo. D’altra parte il decreto non prende in considerazione la
necessità di creare una cultura del risparmio energetico e più in generale
della sostenibilità ecologica e non semplifica le procedure che ostacolano lo
sviluppo delle energie rinnovabili.
Il
mancato apporto, quantitativamente marginale, delle nostre riserve di combustibili
fossili potrebbe essere facilmente compensato riducendo i consumi. Ad esempio, mediante una più diffusa
riqualificazione energetica degli edifici, la riduzione del limite di velocità
sulle autostrade, incoraggiando i cittadini ad acquistare auto che consumino e
inquinino meno, incentivando l’uso delle biciclette e dei mezzi pubblici,
trasferendo gradualmente parte del trasporto merci dalla strada alla rotaia o a
collegamenti marittimi e, soprattutto, mettendo in atto una campagna di
informazione e formazione culturale, a partire dalle scuole, per mettere in
luce i vantaggi della riduzione dei consumi individuali e collettivi e dello
sviluppo delle fonti rinnovabili rispetto al consumo di combustibili fossili e
ad una estesa trivellazione del territorio.
L’unica
via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere
l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti
del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri
Paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas
serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre
e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre
esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso
efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della
green economy.
Nella
speranza che si possa aprire un costruttivo dibattito sui problemi riportati in
questo appello, con uno spirito di leale e piena collaborazione auguriamo a Lei
e al Suo Governo un proficuo lavoro per il bene della Nazione.
16
ottobre 2014
Il
Comitato Promotore
Vincenzo Balzani (coordinatore), Dipartimento di Chimica “G.
Ciamician”, Università- Nicola
Armaroli, Istituto ISOF-CNR- Alberto Bellini, Dipartimento di Ingegneria
dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi”, Università- Giacomo Bergamini,
Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università- Enrico Bonatti, ISMAR-CNR- Alessandra Bonoli,
Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, dell’Ambiente e dei Materiali,
Università- Carlo Cacciamani,
Servizio IdroMeteoClima, ARPA- Romano
Camassi, INGV- Sergio
Castellari, Divisione servizi climatici, CMCC e INGV- Daniela Cavalcoli, Dipartimento di
Fisica ed Astronomia, Università- Marco
Cervino, ISAC-CNR- Maria
Cristina Facchini, ISAC-CNR- Sandro Fuzzi, ISAC-CNR- Luigi Guerra, Dipartimento di
Scienze dell’Educazione «Giovanni Maria Bertin», Università- Giulio Marchesini Reggiani, Dipartimento
di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università- Vittorio Marletto, Servizio IdroMeteoClima,
ARPA- Enrico Sangiorgi,
Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione
“Guglielmo Marconi”, Università- Leonardo
Setti, Dipartimento di Chimica Industriale, Università- Micol Todesco, INGV- Margherita Venturi,
Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università- Stefano Zamagni, Scuola di
Economia, Management e Statistica, Università- Gabriele Zanini, UTVALAMB-ENEA.
Non c’è altro da
aggiungere.
CONCLUSIONI
In Abruzzo fino al
2010 sono stati perforati 554 pozzi a terra e 138 in mare. Allo stato attuale
circa il 50% del territorio abruzzese è interessato da attività legate a
ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi coinvolgendo tre quarti dei
Comuni e quasi il 90% della popolazione.
In questo settore
l’Abruzzo ha già dato il suo notevole contributo, anche oltre il dovuto visto
che produce più energia di quanta ne consumi, e adesso sceglie un’altra strada
più proficua per la sua gente e più consona alle sue vocazioni, quella delle
energie pulite rispettose della qualità
della vita. Nel 2013 il 60% dell’energia elettrica consumata dagli abruzzesi
è stata prodotta da fonti rinnovabili, acqua, sole e vento.
Altro che Ombrina
e deriva petrolifera!
Abbiamo detto che
da questa operazione traggono vantaggi solo i petrolieri ma non è del tutto
vero: QUI C’E’ IN BALLO IL GIGANTESCO AFFARE DEI RIFIUTI VISTA L’ENORME MOLE
CHE NE VERRA’ PRODOTTA DURANTE TUTTO IL PERIODO DI ATTIVITA’ DI “OMBRINA MARE“
E DERIVATI E SAPPIAMO BENE CHE DOVE CI SONO MONTAGNE DI RIFIUTI C’E’
CORRUZIONE, ILLEGALITA’, DIFFUSIONE DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA ED
AVVELENAMENTO DEL TESSUTO SOCIALE.
Qualche tempo fa
gli amici lucani ci avevano ammonito: “Attenzione perché voi adesso siete
quello che noi eravamo. Impedite in tutti i modi di sprofondare nelle nostre
condizioni!”
E’ proprio quello
che faremo cercando di aiutare anche gli sfortunati amici della Basilicata,
come i marchigiani o i campani e tutte le popolazioni che subiscono angherie e
prepotenze targate “idrocarburi”.
Questo devono
capire bene tutti i rappresentanti degli Abruzzesi al Parlamento, in Regione,
nelle Province e nei Comuni.
Siamo stufi di
tentennamenti, rimpalli di responsabilità e squallidi giochi delle tre carte.
Siamo stufi di
personaggi bifronte che qui sono dalla tua parte e poi quando si tratta davvero
di agire e decidere cambiano subito casacca.
Siamo stufi di
Senatori e Deputati assenti e conniventi che invece di servire il Popolo che li
ha designati come difensori e custodi del proprio futuro, si piegano ai voleri
del capo di turno.
Siamo stufi dei
pirati in mare e dei predoni a terra che fanno scempio delle nostre vite per i
loro gretti interessi di portafoglio.
Siamo stufi dei
falsi amici, dei politici mediocri, della meschinità di tante persone.
E quando un intero
Popolo è stufo ed ha la memoria lunga bisogna fare molta attenzione perché le
poltrone cominciano a vacillare.
A buon intenditor
poche parole.
E come sempre le
uniche parole che vogliamo sentire sono i fatti.
RINGRAZIAMENTI
E AUSPICI
Questa guida
ragionata è stata realizzata, oltre che sulla base di riflessioni proprie,
utilizzando ed elaborando atti ufficiali (progetto originale, allegati,
osservazioni, ecc.), studi e relazioni di tecnici e legali del movimento e
contributi messi in rete da studiosi, esperti, associazioni e semplici
volontari o appassionati dell’argomento.
Allo stesso
modo anche noi mettiamo a disposizione il presente elaborato da diffondere in
tutte le sedi e da
utilizzare quale strumento per raggiungere l’obiettivo comune di chi ama e
rispetta l’Abruzzo: la cancellazione definitiva di “Ombrina” e di tutti
gli altri progetti di estrazione a terra e in mare che portano benefici solo
ed esclusivamente ai pochissimi che li realizzano ed a tutti quelli che glielo
consentono.
Riteniamo che sia
uno strumento utile non solo per la battaglia specifica ma per tutti i
conflitti in corso in Italia considerato che molti dati e considerazioni sono
esportabili a qualsiasi altro progetto estrattivo in mare.
Quando alla fine “Ombrina
Mare” scomparirà dal nostro orizzonte, sapremo distinguere bene chi si è battuto
con coraggio e passione per raggiungere il bene comune da chi invece, pavido,
falso, colluso o corrotto, ha tramato nell’ombra contro la volontà della
propria gente che non merita né di servire (male), né di rappresentare
(malissimo).
RICORDIAMO CON
ORGOGLIO A TUTTI, MA PROPRIO A TUTTI, CHE IN ABRUZZO ABBIAMO SEMPRE IMPEDITO LA
COSTRUZIONE DI UNA QUALSIASI RAFFINERIA, DAGLI ANNI ’70 CON LA “SANGRO-CHIMICA”
FINO AI TEMPI RECENTI CON LE BATTAGLIE
VINTE A ORTONA (“CENTRO OLI” DELL’ENI) E A BOMBA (RAFFINERIA “FOREST” VISTA
LAGO).
SAREMO FIERI DI
AGGIUNGERE PRESTO A QUESTO ELENCO ANCHE OMBRINA E LA SUA ORRIBILE NAVE.
In alto i cuori!
FM
Ottobre 2015
DAL
PASSATO...
...AL
FUTURO.
e-mail:
info@nuovosensocivico.it
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