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Non puoi risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.
Albert Einstein


Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio.
Lev Tolstoj


Lei è all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là.
Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.
A cosa serve l'UTOPIA?
Serve proprio a questo: a camminare.
Eduardo Galeano


domenica 24 luglio 2016

3419 MORTI NEL 2015: FERMIAMO LA STRAGE INFINITA SULLE STRADE ITALIANE.

Partiamo dal vero e proprio bollettino di guerra diramato alcuni giorni fa dall'ISTAT. Una guerra mai dichiarata, sottaciuta, tollerata e ancor più incentivata e tragicamente in atto in ogni parte del mondo con lo smisurato esercito schierato di oltre un miliardo di veicoli in circolazione (!!!).

Sulla base dei dati provvisori, nel 2015 si sono verificati in Italia 173.892 incidenti stradali con lesioni a persone, che hanno provocato 3.419 vittime (morti entro il 30° giorno) e 246.050 feriti.

Per la prima volta dal 2001 cresce il numero di vittime (+38, pari a +1,1%). Gli incidenti registrano invece una flessione dell'1,8% e i feriti del 2,0%.

Il 2015 è segnato da un aumento delle vittime di incidenti stradali anche nella Ue28 (1,3% in più del 2014): complessivamente, sono state 26.302 contro 25.970 del 2014. Nel confronto fra il 2015 e il 2010 (anno di benchmark della strategia europea per la sicurezza stradale) i decessi si riducono del 16,8% a livello europeo e del 16,9% in Italia. Ogni milione di abitanti, nel 2015 si contano 52 morti per incidente stradale nella Ue28 e 56,3 nel nostro Paese, che si colloca al 14° posto della graduatoria europea, dietro Regno Unito, Spagna, Germania e Francia.

Anche i feriti gravi risultano in aumento nel 2015: sulla base dei dati di dimissione ospedaliera, sono stati quasi 16 mila contro i 15 mila del 2014 (+6%). Il rapporto tra feriti gravi e decessi è salito a 4,7 nel 2015 (4,4 l'anno precedente).
Sull'aumento del numero di vittime in Italia pesa l'incremento registrato su autostrade (comprensive di tangenziali e raccordi autostradali) e strade extraurbane (305 e 1.619 morti; +6,3% e +1,9% sull'anno precedente). Una lieve flessione si registra, di contro, sulle strade urbane (1.495 morti; -0,7%), dopo la crescita del 5,4% tra il 2013 e il 2014. Fanno eccezione i grandi Comuni, per i quali, nel complesso, il numero di morti nell'abitato aumenta dell'8,6%.
L'aumento dei morti in incidenti stradali registrato nel 2015 ha riguardato in particolar modo i motociclisti (769, +9,2%) e i pedoni (601, +4,0%). Risultano in calo gli automobilisti deceduti (1.466, -1,7% ) così come i ciclomotoristi (106, -5,4%) e i ciclisti (249, -8,8%).
Tra i comportamenti errati più frequenti, sono da segnalare la guida distratta, il mancato rispetto delle regole di sicurezza e precedenza e la velocità troppo elevata (nel complesso il 44,0% dei casi). Le violazioni al Codice della Strada più sanzionate risultano, infatti, l'eccesso di velocità, il mancato utilizzo di dispositivi di sicurezza e l'uso di telefono cellulare alla guida.
Il 2015 si presenta come un anno di ripresa della mobilità, le prime iscrizioni di autovetture aumentano del 15,0% rispetto all’anno precedente. Anche le percorrenze autostradali crescono del 3,6% rispetto al 2014, con oltre 79 miliardi di km percorsi.

RIASSUMENDO: 476 INCIDENTI QUOTIDIANI CON QUASI 10 MORTI E 675 FERITI (di cui molti gravi o con danni irreversibili) OGNI SANTO, O MEGLIO, MALEDETTO GIORNO.

L'Abruzzo naturalmente non è esente da questa carneficina: gli ultimi dati Istat disponibili riguardano il 2014 e parlano di 3.429 incidenti stradali che hanno causato la morte di 77 persone e il ferimento di altre 5.195. D'altronde basta scorrere ogni giorno i quotidiani regionali per rendersi conto dell'evidenza.

I dati sono così macroscopici che le loro variazioni cambiano poco la sostanza: se ci fosse stato un decremento di qualche decina di decessi o di incidenti non avremmo certo potuto essere contenti perché i numeri totali restano inaccettabili.

Come sosteniamo da tempo e continueremo a sostenere sempre, non ci sono intensificazione dei controlli, accorgimenti tecnici o altri palliativi che possano migliorare decisamente la situazione: L'UNICA STRADA CHE PUO' DARE CONCRETI RISULTATI POSITIVI E' LA DRASTICA RIDUZIONE DEI VEICOLI IN CIRCOLAZIONE, un numero, come abbiamo visto, abnorme e deleterio per tutti.
Se non partiamo da qui ogni altra scelta sarà inefficace nel lungo periodo. E' un pò la stessa logica che è alla base della gestione dei rifiuti: la prima regola è la loro drastica riduzione all'origine altrimenti tutto il resto sarà depotenziato se non del tutto inutile.

La quantità fa la differenza, altroché!

Per questo non smetteremo mai di pretendere a tutti i livelli, politici nazionali e amministrativi locali, PROVVEDIMENTI MIRATI CHE SCORAGGINO L'USO INDISCRIMINATO DELL'AUTO PRIVATA E INCENTIVINO TUTTE LE FORME DI MOBILITA' SOSTENIBILI E ALTERNATIVE.

Molte meno auto in circolazione significano meno inquinamento e malattie, meno morti, invalidi e feriti gravi, maggiore vivibilità dei luoghi e godimento delle loro bellezze, maggiori spazi liberi da condividere per socializzare e ristabilire normali e sereni rapporti umani.

Se non si fa questo, tutto il resto è aria fritta, o peggio, gas di scarico.

Franco Mastrangelo
        BASTA!  (locandina de "Il Centro del 4 agosto 2016)          


 

giovedì 14 luglio 2016

CENTRI URBANI SENZA AUTO, SI PUO' FARE: L'ESEMPIO DI LUBIANA "LA DOLCE" E ANCHE LANCIANO PUO' DIVENTARLO.

Lubiana, città senz'auto, la più verde d'Europa 2016.
(con un aggiornamento a fine pagina del 15 luglio)

Il "progresso" è qualcosa di ben diverso dal semplice "sviluppo": riguarda quasi sempre la qualità mentre il secondo fa i conti con la quantità e ne paga spesso le disastrose conseguenze. Vedasi la fine che hanno fatto i famosi Paesi "in via di sviluppo"...

L'idea di "progresso", come qualsiasi concetto, varia e dipende dal contesto e dal periodo storico. Una volta, sessanta, cinquanta, quarant'anni fa, l'automobile poteva ben incarnare quest'idea, un sogno col tempo diventato illusione e poi pieno fallimento.

L'idea di "progresso" attuale, moderna, reale e fattibile, è ad esempio quella di liberare le città dalle auto per riportarle ad essere quello che erano e che dovrebbero essere: un centro di incontro, accoglienza, socializzazione, elaborazione, scambio e piena vivibilità. Quello che lo strapotere debordante delle macchine impedisce quotidianamente.

Ma il mondo cambia e per fortuna, a volte, verso il meglio: gli esempi di quartieri, centri urbani, città intere che si vanno liberando delle auto sono sempre più frequenti e qualificanti. La capitale della Slovenia, Lubiana, è diventata un punto di riferimento internazionale in questo senso ed è la dimostrazione concreta di come sia possibile esaltare lo splendore degli agglomerati urbani liberandoli dalle auto con tutta la straordinaria conseguenza di effetti positivi che ne conseguono a cascata.

Lo ha fatto, lo sta facendo Lubiana con i suoi 287mila abitanti, può riuscirci tranquillamente anche Lanciano con i suoi 35mila. Anzi le dimensioni sono ideali per poter sperimentare tutte le soluzioni più innovative che potranno portare solo benefici. Ricordiamo sempre lo scetticismo che ha accompagnato l'inizio della raccolta differenziata spinta dei rifiuti e gli straordinari risultati conseguiti in un tempo brevissimo.

Anche sulla mobilità si può fare altrettanto: spiegare bene gli interventi alla cittadinanza, renderla partecipe e soprattutto incentivarla nella direzione giusta con una convenienza individuale diretta oltre quella collettiva.

Qui di seguito riporto alcuni ampi stralci tratti dall'articolo "Lubiana la dolce" scritto da Giancarlo Radice per il magazine "D di Repubblica" che illustra bene la "rivoluzione" slovena.

Un buon auspicio perché questa dolcezza si trasferisca presto anche su quest'altra sponda dell'Adriatico.

Franco Mastrangelo

Lubiana la dolce


Rifiuti e traffico zero, tanti parchi e opere pubbliche. La capitale slovena è oggi un modello ideale di città media. Per questo è stata eletta la più verde d’Europa 2016



[del Sindaco Zoran Jankovic ndr]

La prossima tappa è l’acquisto di 70 nuovi bus ibridi destinati a collegare Lubiana con i comuni dell’hinterland, con l’obiettivo di riequilibrare i flussi di mobilità in tutta la regione entro il 2020: un terzo di auto private, un terzo di trasporti pubblici a bassa emissione, un terzo di traffico “non motorizzato”.
Ma sulla scia dei primi provvedimenti si è innestata anche una forte spinta “dal basso”, privati cittadini come organizzazioni no profit, protagonisti di una rinascita culturale che in pochi anni ha trasformato la capitale slovena in una delle più vivaci città europee. Fra via Trubarjeva e via Krizevniska, nelle tortuose stradine del centro storico è un moltiplicarsi di gallerie d’arte contemporanea, di teatri “tradizionali” e off, di club dove si fa musica.

[...] Un esempio lo si vede nel piccolo e centralissimo parco Tabor, ridotto ad area incolta dove non passava più nessuno fino a quando, pochi anni fa, il Comune non lo ha affidato a un’associazione civica, Prostoroz, che a sua volta ha chiamato la gente del quartiere ad esprimere le proprie idee su come rinnovarlo. Oggi Tabor è tornato ad essere un punto di ritrovo, con le famiglie che passeggiano nel verde e i ragazzi che trascorrono il pomeriggio sul campo da basket o la pista d’atletica. Lì vicino un vecchio deposito abbandonato è diventato un orto urbano, dove un centinaio di persone coltivano vegetali. «È una dimostrazione», dicono quelli di Prostoroz, «che non sempre bisogna investire milioni per cambiare le cose».

[...] All’Est si va veloci Nell’autorevole classifica del World Competitiveness Ranking (stilata dal IMD World Competitiveness Center di Losanna), l’economia slovena - insieme a quella lettone e slovacca - è tra quella che cresce di più al mondo. Nel 2015 i tre Paesi hanno scalato più di sei posizioni.

(2 luglio 2016)
 

Mobilità ciclistica. Avanti adagio, quasi indietro. 

(DAL SITO FIAB - ARTICOLO DEL 13 LUGLIO 2016)


di Giulietta Pagliaccio

Quanto ancora dobbiamo attendere?
Notizie interessanti arrivano da vari paesi europei che stanno immaginando - e attuando - evidentemente un altro modo di vivere le loro città.
Parigi: la sindaco Hidalgo ha deciso di aumentare del 50% le aree per pedoni e ciclisti riqualificando sette importanti e famose piazze di Parigi.
Barcellona ha predisposto un piano per disincentivare l’uso delle auto con la creazione di una rete di strade che “isolano” interi quartieri dove ci si sposta esclusivamente a piedi, in bicicletta o con mezzo pubblico.
Londra: il sindaco neoeletto ha dichiarato che proseguirà il lavoro per rendere sempre più ciclabile la metropoli e grazie alle politiche incentivanti di questi anni i ciclisti sono triplicati mentre l’uso dell’auto è crollato.
Norvegia: hanno predisposto un piano nazionale di highways ciclabili per 885 milioni di euro.

Mi fermo qui con l’elenco per carità di patria e perché è sempre più stridente la differenza di approccio tra noi e loro: tra le nostre politiche per incentivare la mobilità ciclistica sempre al minimo sindacale, con il freno a mano tirato perché gli italiani sono diversi – e non si capisce in cosa -, e loro che pensano in grande, al futuro magari senz’auto come Helsinki.

E noi? Sempre a contrattare, a tutti i livelli, qualche spicciolo per la mobilità ciclistica che ci viene elargito spesso come “contentino” per poter digerire magari una mega infrastruttura viabilistica.

Dall’altro lato della barricata, poi, sempre pronti a trovare le soluzioni più fantasiose come il casco obbligatorio dimenticandosi di tutto l’impianto delle nuove norme del Codice della Strada che miseramente rimane impantanato tra Commissioni varie in Senato e non si riesce a capirne i motivi.

Eppure ci sono tutte le motivazioni possibili per intraprendere con decisione una politica per la mobilità ciclistica: migliora l’ambiente, dona benessere e salute ai cittadini, rende migliore la qualità della vita e più efficienti gli spostamenti quotidiani, costa poco e rende molto considerato che per ogni euro investito in ciclabilità c‘è un ritorno per la collettività di 3/4€.

Presidente Renzi, quanto ancora dobbiamo attendere per vedere il nuovo Codice della Strada?

Quanto ancora dobbiamo attendere per vedere meno auto in città? Perché mobilità sostenibile significa togliere auto dalle strade, non sostituirle con auto elettriche.

Togliamo auto dalle strade e portiamo gli Italiani ad usare la bicicletta: il 20% medio nazionale di spostamenti in bicicletta è un obbiettivo ampiamente raggiungibile in pochi anni, purché si proceda senza tentennamenti.

Presidente Renzi, ce la facciamo?

venerdì 1 luglio 2016

AUGURI A FRANCESCA, NEO-ASSESSORE ALLA MOBILITA': LA STRADA E' LUNGA E IMPERVIA, L'IMPORTANTE E' LIBERARLA IL PIU' POSSIBILE.

Francesca Caporale è la neo-assessore alla mobilità del Comune di Lanciano (oltre alle deleghe al commercio, agricoltura, lavoro e digitalizzazione).

E' una notizia molto positiva per tanti aspetti: non vorremmo sbagliarci ma ci sembra che per la prima volta questo settore sia espressamente indicato nelle deleghe a dimostrazione di come esso sia non solo giustamente giudicato centrale nella vita quotidiana di ognuno di noi, ma di come abbia bisogno di particolari attenzioni e provvedimenti consequenziali per risolvere i tanti problemi che lo riguardano.

E' una notizia positiva che di tutto questo sia investita una donna giovane che ha le energie giuste per prendersene carico e per affrontare globalmente il tema senza pregiudizi e false convinzioni che in questo ambito si sono storicamente accumulati e che sono stati il principale intralcio alla risoluzione di tutti i gravi problemi connessi alla mobilità e al trasporto.

Come per qualsiasi argomento locale, lo abbiamo sempre detto, non si può agire per compartimenti stagni ma nella visione d'insieme. Per questo tutti gli Assessori devono agire all'unisono e nella stessa direzione perché gli intrecci sono continui e se si rema in direzioni opposte un giusto provvedimento preso da una parte potrebbe essere depotenziato o completamente annullato dalla decisione non conforme presa da un altro ufficio.

Il Sindaco Mario Pupillo ha sempre giustamente esaltato il lavoro di gruppo, "la squadra": è questo lo spirito che dovrà contraddistinguere l'attività della nuova Amministrazione dalla quale ci aspettiamo grandi cose, come promesso.

A Francesca garantiamo tutta la nostra leale collaborazione e il nostro contributo di idee e conoscenze per rendere Lanciano sempre più bella e vivibile.

Buon viaggio a tutti (e senza inquinare).

Franco Mastrangelo